Roma – Annunciata nei giorni scorsi, sta ora partendo una nuova campagna di BSA Italia indirizzata alle imprese italiane, ancora una volta per indurre imprenditori ed industriali a non ricorrere a software illegale e a non installare programmi proprietari in quantità superiore a quanto previsto dalle rispettive licenze.
Sono 20mila società su tutto il territorio nazionale quelle che verranno contattate da BSA, imprese che gestiscono un “parco computer” compreso tra 25 e 250 PC. Tutte riceveranno nei prossimi giorni una lettera, concepita come lo strumento “che meglio ci consente – per dirla con una nota dell’ associazione dei produttori di software proprietario – di sviluppare un dialogo diretto con i responsabili delle imprese”.
“Scopri il gusto dell’illegalità”, recita il banner che promuove la campagna, che associa a contenitori da tavola per il sale il concetto secondo cui “l’Illegalità è salata”.
Norberto Didier, vicepresidente di BSA Italia, ha sottolineato che alle campagne precedenti, pensate per “sollevare la consapevolezza del problema (pirateria, ndr.) nel pubblico in generale” seguono ora nuove strategie. “Noi – ha spiegato – abbiamo sviluppato strumenti di software asset management che possono aiutare le aziende a non incorrere nei rigori della legge previsti per chi utilizza illegalmente il software. Inviare una busta direttamente sulla scrivania del manager ci consente di attivare un canale di comunicazione assai più focalizzato ed efficace presso chi effettivamente è responsabile di queste risorse all’interno dell’organizzazione”.
Il messaggio di fondo della campagna è ribadire le conseguenze economiche, fiscali ed occupazionali dell’uso illegale del software nelle imprese, un “costume” non certo solo italiano, ma che in Italia è particolarmente sviluppato, e che a detta dei produttori provoca anche un danno alla competitività internazionale delle imprese nostrane.
“La probabilità di incorrere in situazioni di duplicazione abusiva è quindi abbastanza elevata – spiega BSA – con conseguenze potenziali molto serie per l’azienda ed i suoi responsabili; tra queste rientrano anche il sequestro dei PC, che potrebbe anche compromettere seriamente la continuità operativa aziendale, e il danno all’immagine ed alla reputazione se la notizia dell’illecito commesso si diffondesse nella “comunità” (clienti, fornitori, partner,…) a cui l’azienda appartiene e si rivolge”.
L’idea di fondo, dunque, è prevenire , spiega BSA, perché ciò che potrebbe accadere a chi non sta alle regole del gioco può rivelarsi molto pesante, anzi molto “salato”.
In questo senso BSA ricorda che oltre alle conseguenze dirette della violazione del diritto d’autore, sul piano civile e su quello penale, ci sono altri rischi in ballo , ad esempio il fatto che eventuali pendenze di tipo penale e civile rientrano tra i numerosi parametri di valutazione del rischio di credito di un’impresa “ed incidono quindi sul suo default rate, ovvero l’indice che misura il merito creditizio e, quindi, l’affidabilità dell’azienda. Anche l’eventuale coinvolgimento dei responsabili aziendali in procedimenti giudiziari innalza il profilo di rischiosità dell’azienda, fattore che, con il precedente, potrebbe rendere decisamente più difficile ed oneroso l’accesso alle fonti di finanziamento”.
Con l’occasione, BSA ricorda alle aziende italiane che sul proprio sito sono attivi una serie di strumenti pensati tanto per analizzare il parco software a disposizione dei propri computer quanto per individuare eventuali situazioni di illegalità.