Località remote, sale poco considerate dalla grande distribuzione, province tagliate fuori dalla distribuzione di numerosi titoli: a tutto questo tenta di rispondere Microcinema che in una nota diffusa ieri fa sapere che la propria iniziativa, fondata sulle sale cinematografiche satellitari , sta riscuotendo un discreto successo, col numero di sale “attivate” in costante aumento.
Le sale di Microcinema dispongono di proiezione ad alta definizione e di sistemi digitali connessi ad un apparato satellitare bidirezionale: i film vengono “sparati” alla microsala senza bisogno di connettività terrestri tradizionali. In più, ed è una nota assai gradita ai produttori, questo apparato consente un assoluto controllo su cosa, quanto, come, dove e quando viene proiettato , una sorta di blindatura di controllo che si appoggia alle tecnologie Microsoft.
I film arrivano alla centrale operativa di Microcinema attraverso il canale satellitare e, attraverso il canale di ritorno dalle sale alla centrale, giungono via via anche i dati relativi ai biglietti emessi, che a loro volta vengono comunicati ai distributori, “assicurando – spiega l’azienda – assoluta chiarezza per tutti”. Dati che consentono anche di sapere in tempo reale quante persone hanno visto cosa, e su questo genere di informazione dinamica ed esatta costruire nuovi metodi di distribuzione e di profitto.
Oggi sono 25 le sale attive, ma Microcinema però ha annunciato che entro ottobre il primo network di cinema “digital sat” italiano arriverà a 50 sale localizzate perlopiù nel Nord Italia, ma non rimarranno lì. L’azienda sostiene che il proprio obiettivo sia “raggiungere i cinema delle zone più impervie e isolate”. Lo step successivo è quello, entro marzo 2008, di arrivare a 100 sale.
Questo genere di distribuzione cambia tutto : si abbattono i costi di distribuzione delle pellicole, si aumenta la flessibilità del sistema, l’esercente vede ridursi i costi (non ci sono più assicurazione, trasporto, minimi garantiti ecc.) e può scegliere anche con un minimo anticipo cosa intende dare in sala; le sale più piccole possono puntare a titoli importanti e a un più facile ritorno in attivo per chi gestisce un cinema.
Non sono ancora numerosissimi i titoli distribuiti con questa modalità, sebbene stiano aumentando: sul circuito girano cose come “Centochiodi” di Ermanno Olmi (Mikado), il documentario in prima visione “Nati per volare” (Doclab) di Marco Visalberghi ma anche “La vie en rose” di Olivier Dahan (Mikado), “Goodbye Bafana” di Bille August (Istituto Luce), “Il matrimonio di Tuja” di Wang Quanan (Lucky Red) – vincitore della 57esima Berlinale. Le microsale non si occupano solo di cinema in senso stretto e con il sistema di distribuzione digitale possono mettere in scena altri generi di spettacolo, eventi, concerti e via dicendo.