Modena – PC inutilizzati dalle aziende redivivi con l’installazione di software libero e open source. Una scelta a favore dell’ambiente, una scelta sostenibile, che gioca a favore degli istituti scolastici: non devono prevedere alcun capitolo di spesa per ricevere queste macchine, devono solo preoccuparsi di allestire un’aula dove ospitare il nuovo materiale. E preparare gli insegnanti all’impatto.
Le iniziative di donazione esistono da tempo, ma si sono spesso rivelate di proporzioni minute: quella di Lapam Federimpresa , federazione di imprenditori modenesi, si configura invece come un’operazione sistematica, una donazione massiccia. L’associazione, entro il 2008, stima di dover sostituire un parco macchine di 800 computer , ora disseminati presso le sedi della provincia: saranno tutte messe a disposizione delle scuole che ne faranno richiesta, tutte equipaggiate con distribuzioni Linux , tutte consegnate perfettamente funzionanti nelle mani di ragazzi e insegnanti.
L’idea è scaturita da una dipendente di Metodo , azienda collegata a Lapam che si occupa di gestire il versante informatico della federazione: Patrizia Rinaldi ha proposto di rimettere in circolazione i computer dismessi per evitare che macchine ancora operative finissero neglette in un magazzino o, peggio, in una discarica. Macchine da rianimare con sistemi operativi open per minimizzare i costi, perché l’hardware fosse più longevo, perché anche le macchine più obsolete non vacillassero sotto il peso di software troppo avido di risorse. Permesso accordato: Rinaldi ha preso le redini del progetto Lapam for Open Source : “Speriamo che tale iniziativa non si fermi ad una semplice donazione, ma che sia veramente l’inizio di un progetto di introduzione di Linux e dell’open source nelle nostre scuole”.
È Rinaldi a gestire il processo che consente di riusare i PC, insieme ad un gruppo di volontari di Metodo, ha spiegato a Punto Informatico Enrico Frache, che si è occupato di promuovere il progetto. Verificano il funzionamento dell’hardware, ripuliscono la macchina dalle tracce della precedente vita in azienda, installano il sistema operativo. “Bastano una ventina di minuti ad unità – assicura l’ingegner Frache – non ci sono spese”.
La scelta è ricaduta su Edubuntu : oltre che per questioni di continuità rispetto alla filosofia aziendale di Lapam, l’ingegner Frache spiega che il FLOSS si è imposto perché non è necessario sborsare alcunché per ottenere le licenze, per la flessibilità e l’adattabilità a hardware di tipo diverso, per la ricchezza della libreria di software di stampo educativo capace di conciliarsi con le esigenze di insegnanti e alunni. Ma è stata altresì una scelta dettata dalla semplicità della distribuzione: si è preferito Edubuntu affinché l’impatto con insegnanti e ragazzi fosse il più morbido possibile.
Sull’altro fronte, le scuole: i programmi dettati dal Ministero raccomandano l’alfabetizzazione informatica fin dalla scuola materna ma i budget degli istituti spesso non sono in grado di coprire le spese per allestire un laboratorio che sia degno di tale nome. Si tratta spesso di aule sovraffollate in cui la proporzione tra le macchine e i bimbi impedisce loro di mantenere alto l’interesse, sono sovente laboratori allestiti con hardware inservibile o con configurazioni software costose: non sempre le scuole aderiscono ai programmi promozionali delle aziende.
È per questo motivo che Lapam ha iniziato a prendere i primi contatti informali con le scuole elementari e medie, e ad accogliere le richieste man mano che le macchine venivano dismesse. Lapam consegna il materiale agli istituti che dimostrino di avere effettiva necessità della strumentazione e che possano contare fra gli insegnanti qualcuno che abbia una minima conoscenza dei sistemi operativi Linux, per fare in modo che l’insegnante responsabile non si scontri con timori e blocchi cognitivi originati dall’abitudine all’utilizzo di sistemi operativi proprietari, per fare in modo che le macchine non rimangano inutilizzate. E i computer approdano nelle scuole. Previa dimostrazione presso Metodo, i responsabili degli istituti scolastici possono ritirare le macchine, perfettamente funzionanti. Punto Informatico ha seguito il percorso di un lotto di computer donati da Lapam, fino all’ istituto comprensivo di Castelvetro di Modena .
Il referente per l’IT, figura avvolta nel mistero nel ciclo di istruzione primaria, è Roberto Bergonzini , insegnante di tecnologia che, per necessità e per passione, si è assunto l’incarico di allestire e gestire i laboratori di scuole elementari e medie di Castelvetro. La donazione richiesta a Lapam dall’istituto comprensivo è servita per dare vita ad un laboratorio destinato alle scuole elementari , vista l’esperienza positiva dell’aula informatica destinata alle scuole medie. “Le macchine sono state sistemate da Lapam in modo egregio” spiega Bergonzini, sono solo da configurare: l’istituto ha ottenuto in dono un server, 8 thin client e 4 PC, tutti animati da FLOSS. L’aula in cui sono state sistemate le macchine ospita una ventina di ragazzi, consente loro di interfacciarsi con i computer in un rapporto di due a uno, due ragazzini per ogni macchina, in modo che tutti abbiano la possibilità di interagire, senza affollarsi in capannelli distratti.
Bergonzini spiega a Punto Informatico che è la prima volta che le scuole della zona fruiscono di una donazione così consistente e assistono ad un’opera condotta in maniera così sistematica e meditata: “sono molte le macchine che Lapam ha messo in gioco e che sta riversando sulle scuole della nostra provincia, da quelle delle comunità montane a quelle di pianura”. Esistono altre aziende che donano computer ad istituti scolastici, ma le donazioni bisogna sudarsele: si possono ottenere con la mediazione di conoscenze personali o con richieste elemosinanti da parte delle scuole.
L’aula è stata allestita: sulle macchine gira Edubuntu, gli studenti stanno iniziando a familiarizzare con il sistema operativo. Bergonzini aveva già tentato di introdurre Linux nel laboratori dell’Istituto Comprensivo e l’iniziativa di Lapam darà la spinta per continuare a battere la strada intrapresa: “dal punto di vista etico è fondamentale, soprattutto per una scuola, scoprire il software open: è esorbitante la quantità di software craccato che si trova nelle scuole. Mancano i fondi per le licenze e si è costretti a fare dell’illecito”. Ma il software libero e gratuito consente di scavalcare il problema , mandando un importante messaggio ai ragazzi: “poter installare un sistema operativo senza commettere degli illeciti è fondamentale”. Esistono poi un’infinità di vantaggi che il software libero offre alle scuole, precisa il docente: la flessibilità, la sicurezza, la trasparenza, il fatto che esista una grande quantità di software tagliato su misura per l’istruzione.
E gli alunni? “Ogni giorno arrivano con i computer di casa perché vogliono Linux”: Bergonzini li guida nell’installazione. Il professore spiega a Punto Informatico che, pur trattandosi forse di una questione “psicologica”, i ragazzi sono entusiasti, si sentono parte di un gruppo, desiderano Linux anche per il computer di casa perché ne sentono parlare come di un sistema potente e sicuro . Fosse anche una questione di condizionamento psicologico, sarà poi, smanettando, che impareranno ad apprezzare tutte le qualità di cui sentono parlare, a cogliere anche l’aspetto etico che caratterizza il software libero. Bergonzini spiega che il suo ruolo, in qualità di insegnante, è quello di “aiutare i ragazzi a sviluppare le capacità logiche, quello di consentire ai ragazzi di organizzare la propria conoscenza, di sviluppare la propria creatività”. Un obiettivo che il computer permette di perseguire , con il supporto di software che si trova in rete, da scaricare e da utilizzare liberamente. Ben vengano quindi le donazioni di Lapam, ben venga Edubuntu.
Ma Bergonzini avverte: l’idea della donazione è encomiabile, ma nella scuola italiana non è che un piccolo passo. “Cosa succederà – si chiede il docente – quando arriveranno nelle scuole tutte queste macchine configurate benissimo, perfettamente funzionanti, con un software open, senza costi aggiuntivi? Gli insegnanti saranno pronti per fare in modo che le macchine rimangano vive e operative, perché i laboratori non restino perennemente chiusi?”
Nella scuola primaria non esistono figure specializzate nell’insegnamento dell’informatica, spiega il professore: tutto sembra essere basato sul “volontariato” e sull’eventuale passione o disponibilità degli insegnanti. Molti dei docenti dispongono di un livello molto basso di competenze, maturato sulla base della propria esperienza di utilizzo dei software più diffusi: potrebbero spaventarsi di fronte ad una macchina animata da una distribuzione Linux. Certo, spiega Bergonzini, esistono docenti che sono disposti ad imparare, che si studiano i computer donati e provano a esplorarne le funzioni prima di lavorarci con i ragazzi, docenti che provano a condividere il piacere della scoperta con gli studenti. Ma alcuni di loro potrebbero rinunciare, scoraggiarsi. Non è una questione di negligenza, spiega Bergonzini, non è una questione di disinteresse: gli insegnanti vanno preparati , oltre agli strumenti va consegnato loro il know how perché li sappiano gestire.
Se quindi le donazioni sono un mattone fondamentale, è altrettanto fondamentale investire nella formazione degli insegnanti. Un compito di cui si occupano molte associazioni di volontari , un compito che, per essere però svolto al meglio in maniera sistematica, Bergonzini ritiene sia responsabilità delle istituzioni , soprattutto a livello di scuola dell’infanzia, di scuola primaria e di scuole medie: “L’introduzione e l’utilizzo di software libero potrebbe rappresentare un risparmio enorme per il sistema-paese: per questo motivo lo stato dovrebbe supportare gli insegnanti che per la prima volta si accostano al FLOSS”.
“Il computer è la penna di oggi, è uno strumento per pensare e per organizzare la conoscenza” spiega Bergonzini: è necessario procedere su un doppio binario, quello degli strumenti, con le donazioni e con il software open, e quello della formazione, perché gli insegnanti sappiano impugnare questi strumenti e possano consegnarli nelle mani dei ragazzi.
a cura di Gaia Bottà