La versione della Legge di Stabilità emersa dalla consultazione della Commissione bilancio del Senato conferma i tagli alle spese per la digitalizzazione anticipati ad ottobre , seppure con qualche emendamento volto a dilazionare il tanto discusso contenimento dei costi.
Proprio mentre si chiude il sipario sull’ Italian Digital Day , la vetrina voluta per festeggiare idealmente l’anniversario della costituzione della Rete dei Digital Champions e fare il punto sull’agenda digitale, dunque, la Commissione incaricata dal Senato mette la firma sulla bozza che sembra condannare ad una vera e propria ghigliottina i fondi a disposizione per la digitalizzazione delle Pubbliche amministrazione. Così, per quanto nell’evento che si è svolto nella Reggia di Venaria Reale il presidente del Consiglio Matteo Renzi abbia riferito che “la banda larga è la madre di tutte le battaglie” e che il digitale “la più grande occasione che l’Italia ha per essere se stessa. Dobbiamo evitare che il digitale sia soltanto un divertissement, una cosa per addetti ai lavori, per secchioni”, tale trasformazione non sembra poter passare per per la Pubblica Amministrazione: in questi giorni è nel proseguito l’iter legislativo della legge di stabilità, che sembra in maniera sostanziale confermare i tagli i fondi a disposizione per il piano di digitalizzazione.
In esso si legge infatti che l’obiettivo è quello di un “risparmio di spesa annuale, da raggiungere alla fine del triennio 2016-2018, pari al 50 per cento della spesa annuale media per la gestione corrente del solo settore informatico, relativa al triennio 2013-2015, al netto dei canoni per servizi di connettività effettuata tramite Consip SpA o i soggetti aggregatori documentata nel Piano Triennale”. A poter fare eccezione da questa previsione di risparmio la Consip stessa e l’amministrazione della giustizia in relazione alle spese di investimento necessarie al completamento dell’informazione del processo civile e penale negli uffici giudiziari.
Curiosamente, poi, lo stesso articolo prosegue riferendo che i risparmi così ottenuti potranno essere utilizzati dalle medesime amministrazioni “prioritariamente per investimenti in materia di innovazione tecnologica”.
Da un lato, insomma, alcune interpretazioni sembrano concentrarsi su quest’ultimo passaggio, vedendo la riduzione richiesta del 50 per cento come una sorta di incentivo per una spesa più efficiente . Dall’altro, secondo altri osservatori, l’articolo così come scritto sembra sottintendere che – calcolando in 3 anni l’ammortamento degli apparati informatici – si potrà sostituire soltanto grosso modo la metà dei dispositivi finora utilizzati, lasciando il resto di computer, software e sistemi operativi senza aggiornamenti. Inoltre la contrapposizione tra risparmio richiesto ed investimenti voluti in innovazione sembra distinguere nettamente le spese informatiche dai possibili investimenti in materia di innovazione tecnologica.
Sarà l’iter della legge, auspicabilmente, a fare chiarezza.
Claudio Tamburrino