Firenze – La dislessia è una malattia che prima viene diagnosticata e meglio la si può curare, per questo spesso psicologi e linguisti rivolgono la loro attenzione alle scuole elementari, dove si manifestano i primi sintomi. Tuttavia non è sempre possibile fare i test dovuti su tutti i bambini poiché la procedura di correzione è lunga e complessa. Per questo Giacomo Bartoloni, al momento di laurearsi, ha deciso di mettere a punto come tesi un software che aiuti la diagnosi della dislessia, velocizzandone alcuni passi fondamentali.
Il risultato si chiama STRUDLE (strumento d’aiuto alla diagnosi della dislessia), un progetto open source ospitato su SourceForge, un software che tramite il riconoscimento vocale e la comparazione di questi dati con quelli corretti, permette di fare un primo screening e selezionare i soggetti che potrebbero essere a rischio rispetto a quelli che certamente non lo sono. Siccome si tratta di un’applicazione di ambito medico, Giacomo ha deciso che doveva essere pronta per qualsiasi piattaforma e disponibile a tutti, per questo ha scelto di programmarla in Java e distribuirla sul canale open.
Quando l’abbiamo sentito tuttavia non era ancora deciso quale tipo di licenza adottare.
Punto Informatico: Perché una licenza libera?
Giacomo Bartoloni: Perché penso che uno strumento che porti un miglioramento nella salute debba essere disponibile a tutti. E poi con l’open source si hanno dei mezzi che io, ragazzo di 24 anni, non potrei mai avere. Tramite siti come Sourceforge.net posso trovare altra gente per programmare questa cosa, anche se quando non c’è un interesse economico dietro poi è difficile.
PI: Però sei ancora indeciso sulla licenza
GB: Prima di tutto non sono molto informato sui tipi di licenze e sui diritti e i doveri che comportano. L’unica cosa che mi preme e che chi usi il mio software per professione me lo segnali, vorrei una licenza che mi consenta di chiedere questo.
PI: Come ti poni riguardo alla possibilità che chi modifica il tuo software possa poi distribuirlo in versione proprietaria?
GB: Vorrei più che altro saperlo, se uno rilascia una versione migliorata del mio software e lo mette a pagamento me ne deve parlare, poi io non impedirò questa cosa. Ho messo la prima pietra e so che si può fare di meglio, ma vorrei fosse noto il fatto che questa prima pietra l’ho messa io. Per il momento comunque è distribuito sotto una licenza GNU GPL e sto curando la leggibilità del codice.
PI: Tecnicamente come funziona?
GB: L’ho programmato in Java, usando le librerie SWT, infatti come prima cosa vorrei portare tutto a Swing, per rendere il programma maggiormente indipendente da librerie esterne alla JRE. Per fare il riconoscimento vocale mi sono basato su HTK che è un software che sfrutta le proprietà dei modelli hidden markov (HMM) e che è utilizzato anche in alcuni programmi commerciali open source ed è sviluppato da un’università inglese. Questo mi dà la sicurezza che dietro ha una vasta comunità che lo segue e lo sviluppa. In questo modo il programma prima rileva e riconosce l’input audio e poi fa il matching con quello che dovrebbe sentirsi dire.
PI: Già è stato testato? O almeno è adottato da chi te lo aveva commissionato?
GB: Il linguista che lo ha commissionato lo ha già, ma ancora deve partire la sperimentazione. Quanto alla fase di test, sono andato in una scuola elementare a registrare le voci dei bambini per allenare il computer, poi ho preso dai linguisti le registrazioni di bambini dislessici. Tutto sta nell’allenare il sistema a riconoscere il parlato. Ho visto che questi sistemi vengono allenati con in media 1800 voci, io l’ho allenato con 60 voci e questo è un problema. Però per ovviare a questo, in parallelo ho sviluppato un programma che faccia la procedura d’allenamento in maniera automatica (HMMTrain). Così anche uno psicologo può allenare il sistema con dei campioni.
PI: Altri partner che possono essere interessati ad una simile applicazione ci sono?
GB:No, ancora non ci ho pensato. Anzi affidando il software alla comunità open source speravo di trovare persone interessate a svilupparlo. Comunque in generale dovrebbero essere gli psicologi e i linguisti le categorie particolarmente interessate, e poi naturalmente tutti quelli che nelle scuole elementari e medie si occupano dei disturbi specifici dell’apprendimento.
a cura di Gabriele Niola