Nel giro di sei mesi la quantità di spam generata dalla rete italiana è passata dal 13esimo posto all’8 della classifica internazionale dei “paesi spammer” realizzata dalla società di sicurezza Sophos : questo significa che attualmente, nelle stime di Sophos, il 3 per cento di tutto lo spam globale è “made in Italy”.
Di interesse segnalare che l’Italia non rientra invece nella top 10 redatta e aggiornata da Spamhaus : in questo caso infatti la classifica riguarda i paesi che “ospitano” spammer e non computer o reti di provider da cui proviene spam. In questo senso non sorprende, evidentemente, che da lunghi anni lo Spamhaus Project inserisca un network italiano tra i dieci peggiori in termini di spam generato.
Ad alimentare le classifiche di Sophos sono infatti gli zombie sparaspam , vale a dire i PC infettati da trojan che consentono agli autori dello spam da remoto di farli agire come basi di partenza per massicce quantità di spam. In questo senso è singolare che in Europa, paese dove è alto il livello di informatizzazione, lo spam prodotto continui ad aumentare, più che in America del Nord.
Analizzando i messaggi girati sulla rete di rilevazione di Sophos, gli esperti posizionano gli Stati Uniti in cima alla classifica dei “paesi peggiori”: nonostante le recenti normative antispam, il paese “produce” il 23,2 per cento di tutto lo spam. Seguono Cina e Corea sebbene in entrambi i paesi si noti un calo. Ma ecco la top ten dei paesi spammer formulata con le rilevazioni effettuate tra aprile e giugno di quest’anno:
1. Stati Uniti 23,2%
2. Cina (inclusa Hong Kong) 20,0%
3. Corea del Sud 7,5%
4. Francia 5,2%
5. Spagna 4,8%
6. Polonia 3,6%
7. Brasile 3,1%
8. Italia 3,0%
9. Germania 2,5%
10. Gran Bretagna 1,8%
Da segnalare che sebbene la Russia non compaia nella classifica, Sophos ritiene che molte botnet di zombie siano gestite proprio da spammer russi. “Di recente – spiega una nota dell’azienda – Sophos ha scoperto un tariffario russo dello spamming che offriva la distribuzione di messaggi a undici milioni di indirizzi email russi alla modica cifra di 500 dollari. Inoltre, per soli 50 dollari, le società potevano ordinare l’invio di messaggi a un milione di indirizzi email in qualsiasi Paese”.
Altri dati di interesse riguardano l’aumento dello spam grafico , in cui al tradizionale messaggio testuale invasivo si sostituiscono le immagini, spesso capaci di bypassare i filtri basati sul riconoscimento del contenuto testuale.
Così come suscita attenzione il fenomeno dello spam finanziario , ovvero spam pensato per “spingere” titoli borsistici in modo fraudolento per consentire grossi guadagni agli spammer. “Assistiamo con preoccupazione – spiega Sophos – all’aumento delle email fraudolente di tipo pump-and-dump , che vengono inviate in massa a utenti che non sono investitori esperti. Persone che quindi non sono consapevoli del fatto che i soli a guadagnarci dall’acquisto delle azioni sono gli spammer, che in questo modo causano un danno economico anche alle imprese interessate”.