UPDATE: Il tribunale di Roma ha sospeso dell’ordinanza di venerdì 7 aprile che richiedeva l’interruzione dei servizi di mobilità Uber in Italia entro 10 giorni.
Uber ha accolto con soddisfazione la decisione, affermando di essere “molto felici di potervi comunicare che sarà possibile continuare regolarmente ad utilizzare la nostra applicazione fino alla pronuncia del Tribunale sul nostro reclamo”.
Il blocco è sospeso solo temporaneamente in attesa della decisione sulla vicenda da parte dell’appello.
Roma – Il Tribunale di Roma ha ordinato a Uber di bloccare i propri servizi entro i prossimi 10 giorni dal 7 aprile, giorno di emissione della disposizione.
A differenza degli altri precedenti in materia, la decisione del Tribunale romano proibisce di operare a tutti i servizi erogati, dall’app da Uber Black alle altre declinazioni dell’NCC offerte da Uber-Lux, Uber-Suv, Uber-X, Uber-XL, Uber-Van e Uber-Select. L’unico servizio che rimarrebbe attivo è UberEATS , quello relativo alla consegna di cibo a domicilio. UberBlack, in particolare, non sembra essere mai stato in discussione, essendo del tutto paragonabile agli esistenti servizi regolamentati NCC.
Il blocco si aggiunge a quello già deciso lo scorso marzo dal Tribunale di Torino relativamente all’uso di Uber Pop, la versione più sovversiva dei servizi della startup californiana e che praticamente introduce il concetto di sharing economy nel settore dei passaggi urbani (rendendo di fatto possibile autista per chi cerca un passaggio), già sospesa nel maggio del 2015 dal Tribunale di Milano.
La attuale decisione presa nei confronti della startup a stelle e strisce è frutto dell’accoglimento della tesi dei legali dell’accusa, costituita dalle associazioni di tassisti e coordinato dall’avvocato Marco Giustiniani, secondo cui Uber avrebbe operato in condizioni di concorrenza sleale su tutto il territorio italiano agendo sotto le regole degli NCC, ma riuscendo tecnicamente a competere con i taxi: grazie alla app, spiega infatti l’avvocato, “intercettano utenza indifferenziata mentre circolano o sostano sulla pubblica via, esercitando, di fatto un servizio riservato ai taxi”. Stessa cosa, peraltro, era stata rilevata dai giudici francesi, che si erano tuttavia limitati ad imporre un “ritardo programmato” di un quarto d’ora tra chiamata ed arrivo della vettura.
Secondo il giudice italiano, invece, ora l’app dovrà interrompere i propri servizi e la relativa promozione entro 10 giorni: ogni giorno di ritardo nell’adeguarsi alla sentenza le costerà 10mila euro di ammenda, più 100 euro per ogni autista eventualmente attivo a partire dal decimo giorno .
Piena soddisfazione è stata naturalmente espressa dalle sigle sindacali dei tassisti, (Ugl Taxi, Uil trasporti, Fit Cisl e Federtaxi Cisal, mentre Uber si è detta molto delusa e ha già annunciato che ricorrerà in appello: “Siamo allibiti per quanto annunciato dall’ordinanza che va nella direzione opposta rispetto al decreto Milleproroghe e alla normativa europea. Faremo appello contro questa decisione, basata su una legge vecchia di 25 anni e che non rispecchia più i tempi, per permettere a migliaia di autisti professionisti di continuare a lavorare grazie all’app di Uber e alle persone di avere maggiore scelta”.
Più che dai Tribunali, tuttavia, l’azienda cerca supporto nel Governo che, afferma, “non può perdere altro tempo, ma deve decidere se rimanere ancorato al passato, tutelando rendite di posizione, o permettere agli italiani di beneficiare di nuove tecnologie come Uber”. D’altra parte il prosieguo del processo non eliminerebbe l’ingiunzione fino ad una nuova sentenza passata in giudicato e pertanto non eviterebbe la ghigliottina dello stesso orizzonte temporale per chiudere i battenti in Italia, a meno che il nuovo giudice non stabilisca la sospensione dell’efficacia dell’ordinanza di blocco.
È proprio la politica, tuttavia, che finora ha prestato il fianco alle proteste dei tassisti, tornando indietro rispetto alle riforme del settore annunciate ed inserite proprio nel citato decreto milleproroghe: il momento di svolta è stato in particolare quello che ha visto la protesta dei taxi scatenarsi davanti ai palazzi delle Istituzioni a Roma ed il Sindaco Virginia Raggi scendere in piazza con i manifestanti. Proprio quella giornata si è conclusa con l’incontro dei rappresentanti dei tassisti con il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti e l’annuncio di una nuova controriforma per stralciare quanto inserito nel citato decreto di liberalizzazione del settore dei trasporti locali.
Sulla stessa linea di Uber si è espresso il Codacons, che parla di una decisione anacronistica.
La questione è seguita dalla dirigenza italiana di Uber, mentre da Oltreoceano affermano di essere intenti ad osservarla con preoccupazione. Le questioni di cui occuparsi, d’altronde, sono numerose: continua, per esempio, la vicenda processuale legata al suo progetto Waymo che vede da ultimo, nonostante le frecciate di Uber che parlano di un caso montato da Google, il giudice contestare al vertice Anthony Levandowski e ai suoi legali di nascondere documenti rilevanti per la causa, ordinando la loro divulgazione.
Claudio Tamburrino