Iniziative locali stanno cercando di dare risposta alla situazione di confusione venutasi a creare con l’abrogazione dei termini di identificazione, relativi alle reti wireless pubbliche, avvenuta con il Decreto Milleproroghe. La decadenza dei commi 4 e 5 dell’art. 7 del cosiddetto Decreto Pisanu, che prescrivono gli obblighi di identificazione mediante documento di identità di chi si connette agli hotspot, ha lasciato il campo scoperto e in balia dei dubbi: abrogati sono stati solo i termini prescritti per la registrazione degli utenti o la necessità stessa di una forma di identificazione?
In attesa, insomma, che l’abrogazione del decreto sia convertita in legge (60 giorni la finestra temporale del farlo), oggi a minacciare l’umore degli osservatori in attesa di un chiarimento in materia arriva una fonte del Ministero degli Interni, intercettata dal Corriere della Sera , secondo cui “lo staff del ministro Roberto Maroni è blindato in questi giorni al Viminale per trovare delle soluzioni tampone che, per certi versi, potrebbero essere un passo indietro”.
Fra le ipotesi paventate rimangono d’attualità quelle che parlano di riconoscimento dei navigatori tramite SIM telefonica o carta di credito . Tuttavia, mentre la situazione attende di essere chiarita, soggetti pubblici si stanno muovendo per occupare questo spazio ancora confuso: ultima notizia riguarda il via al piano del Comune di Milano che prevede un’ autostrada WiFi da piazza Castello a San Babila, nonché accessi interni di palazzi e locali.
Si parla di collegare diverse reti (quella di Atm, del Sistema controllo traffico e territorio Sctt, di Campus 2, e in un prossimo futuro anche di Metroweb) per creare un sistema modulare ampliabile col tempo e con l’aggiunta delle reti private. Due i vincoli alla gratuità previsti: un massimo di 2.500 connessioni contemporanee e un tempo massimo di un’ora (a parte che per il collegamento a siti istituzionali).
A gestire l’operazione sarà ATM: gestirà il portale d’accesso comune agli hotspot collegati e realizzerà un Network Operation Center che, tra l’altro, avrà il compito di identificare gli utilizzatori del WiFi e soprattutto dettare le regole per l’accesso, tra cui il problema dell’handover, cioè del passaggio tra diversi access point senza interruzione del collegamento.
I prossimi passi del progetto saranno l’estensione alle aree coperte dalla rete Sctt (San Siro, il parco di villa Scheibler, l’area dei Navigli) e la realizzazione del WiFi indoor che punta a collegare 220 edifici comunali e 480 scuole . Nonché la sperimentazione di servizi aggiuntivi come videochiamate o infomobilità, infotraffico, guide turistiche interattive o opzioni georefrenziate, in grado di informare l’utente di tutti i punti di interesse nelle vicinanze.
Per il Wifi interno il primo ufficio a muoversi è l’Anagrafe centrale di via Larga, che ha annunciato un hotspot che offre un’ora di navigazione gratuita a 54 Mbps ai cittadini in fila , previa autenticazione via cellulare (dando il proprio numero per ricevere una password via sms ).
Gli accessi garantiti da Milano si vanno ad aggiungere agli altri esempi di autorità locali che si stanno muovendo sul fronte WiFi senza aspettare la chiarificazione del legislatore in materia di controllo degli accessi, fornendo di fatto delle risposte locali al problema: ai 1.250 hotspot del Trentito Alto Adige (gratuiti, basati su un modello di business con pubblicità geolocalizzata inserita nella navigazione), ai 150 che il comune di Venezia ha aperto sul Canal Grande, così come ai quasi 500 della Provincia di Roma.
Queste ultime due amministrazioni, peraltro, hanno lanciato il progetto Free Italia WiFi insieme alla Regione Sardegna: puntano a creare una rete federata nazionale che permetta di accedere con le stesse credenziali da tutto il territorio nazionale a hotspot simili .
Anche Poste Italiane sempre pronta ad un’offerta WiFi, magari per rendere le file meno faticose da digerire: l’AD Massimo Sarmi starebbe valutando un piano per aprire (per il momento solo in alcuni dei 14mila uffici sparsi sul territorio) gratuitamente la sua connessione, magari con qualche forma di limitazione (in termini di monte dati di traffico al giorno).
Nonostante gli impegni assunti dalle amministrazioni locali è la confusione che vige a livello nazionale che rischia di bloccare tutto: basti pensare che il ministero degli Interni starebbe valutando se sanzionare Genova e Perugia per difetti formali sull’apertura di hotspot pubblici.
Claudio Tamburrino