Quasi due mesi di attesa e almeno 1500 persone col fiato sospeso: ecco la risposta della Presidenza del Consiglio alla petizione indetta da Scandalo Italiano , il celebre blog che segue passo passo l’evoluzione del portalone del turismo italiano, Italia.it .
Le domande dei 1500 sono stringenti: come sono state spese le vagonate di euro stanziate per il sito? Quali i dettagli del bando di gara? Quali i risultati dello studio di fattibilità? Una risposta quantomeno laconica è quella giunta dalla Presidenza del Consiglio che dichiara di non potersi assumere la responsabilità di rendere pubblici gli atti e la documentazione.
Un “atto di trasparenza e di buona volontà”, nel mettere a disposizione i documenti relativi alla realizzazione del portale Italia.it: questa la richiesta di Scandalo Italiano e dei 1500 firmatari. Una richiesta giustificata dall’imponente investimento di denaro pubblico, sfociato nella realizzazione di un progetto giudicato elefantiaco quanto raffazzonato. Un capolavoro di orpelli burocratici viene ora giudicata la risposta della Presidenza del Consiglio, giunta a mezzo email con due documenti allegati, tempestivamente riportata sul blog dell’iniziativa.
Documento primo : la richiesta è stata recepita . Ma prima di rendere disponibili i documenti è necessario consultare la ” Commissione per l’accesso ai documenti amministrativi “. Un organismo che, recita l’introduzione di un opuscolo della Presidenza, dovrebbe essere “concretamente in grado di guidare il costume amministrativo verso forme sempre più chiare di trasparenza democratica e di leale collaborazione tra pubbliche amministrazioni”.
Documento secondo : la “richiesta di parere sul diritto di accesso ai documenti amministrativi”. L’aggregazione di cittadini denominata Scandalo Italiano chiede l’accesso ai documenti: alla Commissione per l’accesso il compito di decidere in merito, ricordando però, sottolinea il Capo Gabinetto del Ministro Nicolais, uno dei presupposti perché venga garantita la trasparenza è “una situazione giuridicamente rilevante che configuri un nesso tra l’oggetto dell’accesso (i documenti richiesti, ndr) ed i fini contenuti nello statuto dell’ente richiedente (i firmatari della richiesta, e scandalo Italiano, ndr)”. In sostanza: il privato cittadino che desideri essere informato dell’operato della Pubblica Amministrazione e del denaro che corrisponde all’Erario non ha alcun diritto di farlo: il suo interesse è “generico e indistinto”, la sua non è “una posizione giuridicamente tutelata” . Il controllo sul “buon andamento dell’azione amministrativa”, in sostanza, spetta ad “altri organi costituzionalmente previsti”.
Fioccano i commenti. Su Manteblog si legge il rimbalzare delle richieste come un gioco delle parti , e ferve un dibattito riguardo all’etica della trasparenza e alla legislazione in materia. Un dibattito al quale partecipa anche LorenzoC , che sottolinea quanto le ” Nuove norme in materia di procedimento amministrativo e di diritto di accesso ai documenti amministrativi ” ( legge 241/90 e successive modifiche) differiscano rispetto all’immediatezza dello statunitense Freedom of Information Act .
C’è invece chi, come uno dei contributor di The Million Portal Bay , continua a mobilitarsi , sfruttando la possibilità di interagire direttamente con il Presidente del Consiglio, offerta dal rinnovato portale del Governo .
Per coloro che già stanno disperando temendo che la questione stagni in qualche faldone, ci sono buone nuove. Nel volumetto di presentazione della Commissione per l’accesso ai documenti amministrativi, si legge che “il procedimento innanzi alla Commissione si svolge in tempi particolarmente rapidi”.
Gaia Bottà