La telenovela Itanium sembra avviarsi verso una fine lenta ma inesorabile, e l’esecutore testamentario dell’architettura IA-64 sarà probabilmente Intel stessa: Kittson, la prossima revisione della CPU professionale, sarà compatibile con i socket Itanium 9300 e 9500 attualmente presenti sul mercato.
Nata originariamente per sopperire alla mancanza di istruzioni a 64 bit nel mondo dei server, l’architettura di Itanium è passata in secondo piano in seguito all’exploit di AMD e del set x86-64 adottato come standard dall’intera industria dei microprocessori per computer.
Al momento Itanium detiene una percentuale minima del mercato delle CPU per server, e la sua obsolescenza tecnologico-commerciale è da tempo oggetto di una causa legale che vede contrapposti Oracle e Hawlett Packard.
Il debutto di Kittson è previsto per il 2015, e nei piani iniziali avrebbe dovuto coincidere con l’adozione del socket delle CPU Xeon – attuale offerta x86-64 di Intel per il mercato professionale – anche per i processori Itanium. Ora Intel ha cambiato idea , escludendo persino la possibilità di realizzare un nuovo socket – e quindi un nuovo chipset – specifico per Itanium.
Usare i socket attuali per un processore che uscirà nel 2015 garantisce una retrocompatibilità che sarà gradita a chi vorrà aggiornare senza spendere troppo, ma condannerà altresì Itanium all’obsolescenza visto che senza nuovi chipset non ci sarà il supporto alle tecnologie informatiche più recenti (USB, SATA, RAM, PCI Express) con relativo degrado prestazionale complessivo.
Anche se Intel non lo dice (ancora) chiaramente, insomma, il destino di Itanium sembra oramai segnato. A ulteriore riprova della decisione strategica presa da Chipzilla , Kittson continuerà a utilizzare il nodo produttivo a 32 nanometri – già vecchio rispetto all’attuale generazione di CPU a 22 nm, e ancora più vecchio nel 2015.
Alfonso Maruccia