Lungi dal concludersi con una semplice scaramuccia a base di comunicati stampa al vetriolo, la contesa fra Oracle e HP sul futuro di Itanium continua e vede il colosso dei database relazionali completamente schierato dalla parte di chi dà per già defunta l’architettura IA-64 di Intel. Oracle insiste sulla sua posizione e accusa ancora HP: sarebbero degli sconsiderati che non dicono la verità ai nostri “clienti congiunti”.
“Oracle ha l’obbligo di dare ai suoi clienti notizia con adeguato anticipo su quando Oracle abbandona lo sviluppo su qualsiasi prodotto software o piattaforma hardware così da fornire loro le informazioni necessarie per pianificare e gestire i loro business”, recita la nuova invettiva a mezzo stampa di Oracle contro Hewlett-Packard.
“HP è ben consapevole del fatto che l’indirizzo futuro di Intel è focalizzato sugli x86 e che i piani di sostituzione di Itanium con CPU x86 sono in corso d’opera”, continua Oracle, smentendo con sicurezza persino Intel – che Itanium lo ingegnerizza e lo produce – e la rassicurazione del chipmaker sul decennio buono di step evolutivi dell’architettura avanzata per sistemi server già messi in cantiere.
Ma Oracle non si ferma qui e continua a menare fendenti in direzione di HP: il maggior produttore di PC al mondo “sta consapevolmente nascondendo queste informazioni dai nostri clienti congiunti”, dice Oracle, un comportamento irresponsabile che a ogni modo non danneggia i suddetti clienti di prodotti Oracle – la società ha chiaramente fatto presente la volontà di continuare a supportare gli utenti di piattaforme Itanium anche per il futuro.
Quale che sia la verità sulla faccenda Itanium – muore, non muore, quando muore? – la sicurezza ostentata da Oracle nei suoi comunicati stampa anti-HP fa il paio con i risultati finanziari particolarmente positivi del terzo trimestre dell’anno fiscale: la corporation ha fatto registrare un aumento di vendite del 37% , con un totale di 8,8 miliardi di dollari movimentati un business che va a gonfie vele sia per l’hardware che per il software.
Alfonso Maruccia