Quali sono le azioni che si devono intraprendere e quali i talenti che si dovrebbero possedere per fare carriera nell’IT? Esiste un modello da seguire per realizzarsi? L’agenzia Jobsintown.de (una delle maggiori agenzie per il collocamento al lavoro della Germania) con un’immagine provocatoria (vedi qui sotto) denuncia il metodo universalmente praticato e maggiormente conosciuto, e ricorda anche che esistono modi migliori di far carriera .
Ma quali sono questi modi? E soprattutto, sono applicabili alla nostra realtà ICT italiana?
Esaminiamo la situazione.
L’ICT è in fortissima ascesa, come conferma l’ultimo rapporto Istat , oltre il 90% delle imprese italiane è informatizzato ed un dipendente su 3 usa il computer. Inoltre stando ai dati raccolti da Almalaurea sulla percentuale di laureati dopo un anno dalla laurea, si nota che oltre 50% dei laureati in materie scientifiche sono già entrati nel mondo del lavoro. Questi due dati confermano quanto detto prima, e cioè che avere un titolo accademico, meglio se specializzato, è una garanzia di sicura occupazione. È poi cosa risaputa che 1/3 degli annunci di lavoro riguarda il settore ICT, come citato dal Sole.
Se poi quest’occupazione porti poi anche a dei guadagni ragguardevoli è tutto da verificare.
L’ articolo di PI ed i due articoli di Dario Banfi ci dicono che la professione dell’Informatico nel nostro paese è tra le meno retribuite d’Europa.
Entrare nel mondo del lavoro non è difficile per una figura informatica, il difficile viene dopo, come far riconoscere il proprio talento.
Jean de La Bruyère , nato nel 1645, diceva che non vi sono che due modi per fare carriera: o grazie alla propria ingegnosità o grazie all’imbecillità altrui.
A questo proposito Francesco Varanini esperto di comunicazione e di organizzazione del personale nel 2000 scriveva un articolo sulle Skill per fare carriera , ponendosi la domanda: ma come ha fatto a fare carriera quello lì?
Riporto qui un passo significativo dell’articolo: “… l’attenzione smodata alla propria carriera si manifesta in persone dotate, assolutamente in grado di affermarsi a partire dai propri talenti. È vero, ma questa verità non sconferma la tesi che qui sosteniamo. Il fatto è che con i propri talenti è difficile convivere. Impostare su questi la propria affermazione è oneroso. I talenti esigono lavoro, vanno coltivati, fatti fruttare. E poi vanno imposti in un contesto presumibilmente dominato da persone prive di talenti, che appunto costruiscono la propria affermazione sull’autoconvinzione che i talenti non sono necessari per affermarsi. Chi è dotato di talenti troverà così comodo o rintanarsi nel suo cantuccio, rinunciando ad entrare in competizione, alimentando il proprio equilibrio attraverso la lamentela: “sono qui nell’angolo perché nessuno capisce il mio valore”. Oppure troverà comodo accettare le regole del facile gioco dell’atteggiamento arrogante: la moneta cattiva scaccia quella buona, i talenti resteranno nel cassetto, e la gara si giocherà attorno alla capacità di sgomitare e di mettere in cattiva luce l’altro.”
Ritengo importante sottolineare come Varanini ci confermi che la frase citata da de La Bruyère è di grande attualità. Esistono realmente delle regole per poter far carriera sia in modo positivo, facendo emergere il proprio talento, sia invece mettendosi in buona luce. Riprenderò dopo questo ultimo concetto.
D’altro canto la grande quantità di libri che si trovano in commercio sull’argomento ne è la conferma. Si va dall’ambizioso titolo del solito esperto americano How to Become a CEO di Jeffrey J. Fox , tradotto in italiano in 75 modi per fare carriera , al più italiano Come fare carriera nelle aziende dell’era digitale. Manuale scandaloso di management , di Pier Giorgio Pernotto , solo per citare 2 dei 100 titoli che si promuovono come la Bibbia da seguire per la perfetta riuscita della Vostra carriera. Non mancano a proposito anche i consigli spiccioli di saggezza popolare come le famosissime lezioni del corvo .
Quel che è sicuro è che, per chi ha talento ed idee, un ambiente di lavoro stimolante è di certo il miglior modo di avere delle possibilità per emergere.
Lauro Venturi, amministratore delegato di Siaer, counselor e coach, cita un esempio di ambiente stimolante in un suo intervento al convegno sulle risorse umane e non umane tenuto a Milano nello scorso ottobre. Venturi cosi descrive l’ottima azienda: “Un buon ambiente di lavoro nel quale, oltre ad uno stipendio adeguato, ci sia la possibilità di imparare continuamente cose nuove e di essere valutati in modo chiaro. Troppo spesso si predica che le persone, nell’economia della conoscenza, sono la risorsa più importante e poi a loro si dedica un decimo del tempo riservato alla valutazione di una nuova tecnologia o di un nuovo segmento di mercato”.
In pratica, avere un buon capo ed esercitare l’intelligenza emotiva sono dei fondamentali presupposti per lavorare proficuamente. A questo proposito voglio segnalare due libri che ritengo fondamentali, sia dal punto di vista professionale sia dal punto di vista umano per capire bene a cosa mi riferisco, entrambi di Daniel Goleman: “Essere Leader” ed “Intelligenza Emotiva”.
Ricercando questi valori tra le aziende segnalate nella classifica delle migliori in Italia da Great Place to work vediamo che vi sono solo due aziende di Software ed inoltre sono anche straniere.
È un dato che fa riflettere.
Avere talento non è condizione necessaria e sufficiente per emergere qui in Italia, ovvero i talenti vi sono, ma mancano le ditte che permettano loro di emergere?
Mancano dei dati certi su questo e sono anche di difficile reperimento. Infatti per poter rispondere occorrerebbe un’analisi all’interno delle aziende, che in genere sono restie a questo tipo di azioni i cui effetti non sono sempre prevedibili in termini di ritorno d’immagine.
Riprendendo invece il tema sulla Visibilità (il mettersi in Buona Luce) segnalo l’esempio citato da un anonimo blogger per indicare un preciso parametro che permette di valutare il successo personale in azienda. Riporto qui la parte centrale del suo intervento: “In ogni grande azienda, dare visibilità al proprio lavoro è fondamentale. Non importa se siete incompetenti, se siete dei super professionisti, se siete gli esperti mondiali di una materia, se siete manager, se siete gli ultimi della catena gerarchica. Se non date visibilità al vostro lavoro, siete FOTTUTI!”
Il miglior modo per me di sintetizzare il significato del concetto Visibilità è nel motto:
“I camerieri del Papa sono Principi”. Non è infatti il tipo di lavoro che fate che vi qualifica, ma per chi lavorate!
Se fate una perfetta presentazione o lavoro per il Vostro cliente vi dirà al massimo bravo, ma se lo fate per il Vostro Dirigente (o Ceo) ne avrete maggiore Visibilità (con quel che ne comporta).
Ovviamente poi il lavoro va realizzato, ma per quello ci sono i Bravi Informatici , quelli che non hanno Visibilità, ma che poi alla fine risolvono.
Se iniziate la Vostra carriera dal basso, come ottimo tecnico esperto di soluzioni, ben difficilmente poi riuscirete ad essere visibile al Top Management.
Se non riuscite già dall’inizio ad affiancarvi ad un Mentor di alto livello, è meglio iniziare dall’alto la propria carriera in una start-up (o da un settore IT piccolo, ma in espansione, e quindi d’alto interesse in una grande azienda). In questo modo conquisterete da subito una posizione di Visibilità che crescendo manterrete, anche cambiato lavoro in una ditta con maggiori opportunità professionali.
Alla fine poi si cresce perché l’azienda cresce, o perché il Vostro capo cambia lavoro.
Dopo qualche progetto ben riuscito la Vostra visibilità ed affidabilità si consoliderà ed a questo punto vi basterà non sbagliare per tenervi saldamente la posizione conquistata.
Il discorso è assolutamente diverso se andate all’estero. Lì è possibile mettere in pratica le Vostre idee e sperimentare il Vostro potenziale, anche da giovanissimi e con scarse mezzi, grazie ad un diverso sistema paese.
In certi paesi una persona di talento è messa sempre nella possibilità di dimostrare che cosa sa fare e cosa può portare in azienda, perché, specie nell’IT, sono le persone e la loro conoscenza ed idee il patrimonio più grande che un’azienda possiede. E si usa un solo parametro per tutti: la capacità di generare Business.
Un’ultima considerazione: qualsiasi cosa vogliate fare per realizzarvi fatela adesso, fatela ora, prima dei 35 anni se possibile. Una delle mie frasi preferite è: “Non esistono grandi uomini, solo grandi ambizioni”, ed io aggiungo “realizzate da qualcuno che si è alzato dalla sedia per realizzarle” !
I precedenti interventi di G.C. sono disponibili a questo indirizzo