Le persone online sono al momento 3,2 miliardi, il 43,4 per cento della popolazione mondiale, e in crescita è il numero di coloro che si affidano a connessioni in banda larga mobile rispetto a quelle fisse.
A rivelarlo sono i nuovi dati rilasciati dall’agenzia dell’ONU per le telecomunicazioni, International Telecommunication Union (ITU) presentati nel corso del World Telecommunication/ICT Indicators Symposium (WTIS) 2015 che si è svolto ad Hiroshima: sono il frutto del rapporto annuale dell’ITU sull’ information society da cui viene anche calcolato il ICT Development Index (IDI) che serve a fotografare il livello di sviluppo del settore ICT in 167 economie di tutto il mondo comparandone i progressi.
Secondo quanto illustrato dall’ITU, ad oggi sono 7,1 miliardi gli abbonamenti mobile, la penetrazione è passata dal 37,2 per cento al 47,2 per cento e circa il 95 per cento della popolazione mondiale è a portata di un segnale di rete mobile . Le aree urbane, è intuibile, sono coperte all’89 per cento da rete 3G, mentre solo il 29 per cento delle aree rurali è raggiunto da connessioni veloci.
La connettività basata su rete fissa è appannaggio del 46,4 dei nuclei familiari, mentre gli abbonamenti a connessioni a banda larga domestici innervano solo il 10,8 per cento delle abitazioni.
Contestualmente alla diffusione, nota l’ITU, diminuiscono anche i prezzi medi delle connessioni : in 119 economie il costo di 500 MB di traffico a consumo costava circa il 6,5 per cento del reddito nazionale lordo pro capite nel 2013 ed è arrivato oggi a costare il 5,1 per cento. Un trend che per le connessioni mobile dovrebbe durare almeno fino al 2020, portando il costo al 3,9 per cento del reddito nazionale lordo pro capite.
Nella classifica dei paesi più connessi primeggia ancora la Corea, early adopter di banda larga e servizi di connessione di nuova generazione, ma i paesi europei, o meglio quelli del Nord Europa (Danimarca, Regno Unito e Svezia) sembrano poter tenere il passo insieme all’Islanda, che si piazza al terzo posto. Gli Stati Uniti fanno registrare una distribuzione in crescita delle connessioni ma si attesta ancora appena al 15esimo posto, preceduta di poco dalla Germania e dall’Australia. L’ Italia si piazza al 38esimo posto (precedendo la Grecia e la Lituania e l’Arabia Saudita), la Cina è ferma all’82esimo posto, l’India al 131esimo.
Se i primi posti di questa speciale classifica non sono correlati allo sviluppo economico dei paesi, gli ultimi sembrano irrimediabilmente legati alla povertà: Malawi, Madagascar, Etiopia, Eritrea e Ciad chiudono infatti le fila. Il vero gap, al momento, sembra essere proprio tra la fascia media per reddito dei paesi e quelli più poveri, al momento quasi completamente esclusi dalla connettività. I colossi dell’IT come Google e Facebook sembrano averlo ben intuito .
Claudio Tamburrino