A distanza di tre giorni dal lancio, avvenuto il giorno di Natale dallo spazioporto della Guiana Francese, il James Webb Space Telescope inizia lentamente a prendere forma, come un origami spaziale. Contestualmente, la NASA ha eseguito due delle tre correzioni di rotta che porteranno il telescopio nella sua orbita finale, ovvero il punto di Lagrange L2.
JWST: inizia la fase più delicata
Il James Webb Space Telescope è troppo grande per poter essere lanciato nello spazio nella sua forma finale (il solo specchio primario ha un diametro di 6,5 metri), quindi gli ingegneri hanno studiato una configurazione che ha permesso di inserirlo nella parte superiore del razzo Ariane 5. In pratica è piegato su se stesso come un coltellino svizzero e verrà gradualmente aperto in circa 24 giorni.
Dopo aver aperto i pannelli solari, la NASA ha effettuato due delle tre correzioni della traiettoria (la terza è prevista poche ore prima dell’inserimento nell’orbita finale), accendendo i propulsori per la durata programmata. Tra l’una e l’altra è stata aperta l’antenna che verrà utilizzata per inviare almeno 28,6 GB di dati verso la Terra (due volte al giorno).
Ora inizierà una delle fasi più delicate, ovvero l’assemblaggio della schermatura solare formata da cinque strati grandi come un campo da tennis. L’operazione, che durerà sei giorni, prevede l’uso di centinaia di parti mobili, tra cui 140 meccanismi di rilascio, 400 pulegge, 70 gruppi di cerniere e 90 cavi. Per alcune di essi è prevista una ridondanza, mentre per altre non c’è una soluzione di backup (ad esempio per i 107 meccanismi usati per l’apertura dei cinque strati). Se qualcosa andrà storto, la missione finirà prima di iniziare (e addio a 10 miliardi di dollari).