Amazon chiederà di bloccare l'assegnazione di JEDI a Microsoft

JEDI: Amazon vuol bloccare l'assegnazione a MS

Continua il braccio di ferro tra Amazon e il Dipartimento della Difesa statunitense per l'assegnazione del contratto JEDI a Microsoft.
JEDI: Amazon vuol bloccare l'assegnazione a MS
Continua il braccio di ferro tra Amazon e il Dipartimento della Difesa statunitense per l'assegnazione del contratto JEDI a Microsoft.

Sembra ancora ben distante dal potersi concludere la vicenda legale che ha visto Amazon chiedere una revisione del procedimento attraverso il quale nell’ottobre scorso il Pentagono ha assegnato a Microsoft il bando per la realizzazione del progetto JEDI (Joint Enterprise Defense Infrastructure Cloud).

JEDI a Microsoft? Amazon non ci sta

Per chi non ne fosse a conoscenza si tratta di un appalto dal valore quantificato in circa dieci miliardi di dollari stanziati con l’obiettivo di realizzare la nuova infrastruttura cloud del Dipartimento della Difesa statunitense. Servirà a gestire documenti riservati e altre informazioni, proteggendo il tutto con gli standard di sicurezza più elevati e migliorandone la fruibilità per gli addetti ai lavori autorizzati.

Il gruppo di Jeff Bezos ha più volte citato presunte influenze esercitate da parte di Donald Trump e del suo entourage perché la sua azienda, nonostante il favore dei pronostici, non si aggiudicasse il bando. L’inquilino della Casa Bianca e il CEO di Amazon, come scritto più volte anche su queste pagine, non sono migliori amici, non si sono mai risparmiati stoccate reciproche e hanno visioni diametralmente opposte su temi riguardanti politica, editoria e non solo.

Oggi la redazione di Reuters afferma che il colosso dell’e-commerce, che tra le altre cose controlla il provider AWS (attuale leader nel mercato cloud), chiederà al giudice di bloccare temporaneamente la procedura che vedrebbe altrimenti Microsoft avviare i lavori.

L’azienda di Seattle dovrebbe presentare una mozione per l’ordine restrittivo in data 24 gennaio, attendendo poi la decisione di una corte federale prevista per l’11 febbraio. Dal gruppo di Redmond non sono giunti commenti in merito alla vicenda.

Fonte: Reuters
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Pubblicato il
14 gen 2020
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