Qualche settimana fa l’assegnazione a Microsoft del contratto da 10 miliardi di dollari per JEDI (Joint Enterprise Defense Infrastructure), il progetto che porterà sul cloud la gestione dei dati del Pentagono. Il gruppo di Redmond l’ha spuntata su quello che sembrava essere il grande favorito, Amazon. Jeff Bezos e i suoi hanno fin da subito manifestato malumori per la decisione e ora intendono procedere per vie legali.
Amazon, il cloud di JEDI e il Pentagono
Depositati presso una corte federale i documenti necessari per far sì che si possa esaminare in ogni suo dettaglio la procedura che ha portato il Dipartimento della Difesa a scegliere Microsoft e i server di Azure, preferendoli a quelli di AWS. Un iter ritenuto tutt’altro che perfetto da Amazon. Questa la dichiarazione attribuita a un portavoce della società e affidata alle pagine di CNBC.
Numerosi aspetti del processo di valutazione legato a JEDI contengono palesi carenze, errori e chiare parzialità. È importante che le questioni vengano esaminate e rettificate.
Una questione complessa in cui sono da far rientrare anche le tensioni mai tenute segrete tra Donald Trump e Jeff Bezos, con il Presidente USA che si è più volte scagliato pubblicamente contro il CEO Amazon, prima sbeffeggiandolo con un nomignolo e poi intervenendo a gamba tesa nella procedura per l’assegnazione di JEDI.
Tra le aziende che in passato si sono candidate per tentare di aggiudicarsi il contratto figurano anche IBM, Oracle e Google. Le prime due sono state escluse in primavera, anch’esse non senza esprimere qualche perplessità, mentre bigG ormai oltre un anno si è chiamata fuori dalla corsa per ragioni in primis legate alla volontà di non prestare la propria tecnologia all’ambito bellico: già in passato aveva scelto di non rinnovare l’accordo proprio con il Pentagono per Project Maven, iniziativa che impiegava gli algoritmi IA di Mountain View per analizzare le immagini aeree registrate dai droni USA nei territori di conflitto.