La notizia ha fatto il giro del mondo, ma a 24 ore dall’ annuncio di Apple dell’abbandono del Macworld e dell’assenza al keynote del suo CEO Steve Jobs, il polverone deve ancora posarsi sull’intera vicenda. Le domande su come andranno ora le cose alla più antica e più nota fiera legata al mondo Apple si susseguono, così come quelle inevitabili su cosa abbia spinto l’azienda di Cupertino a non schierare più il suo capitano ai blocchi di partenza il 6 gennaio: e le risposte giunte fino ad ora convincono fino a un certo punto.
Secondo il portavoce di Apple Steve Dowling, la scelta sarebbe esclusivamente legata alla politica commerciale della sua azienda: che si starebbe “gradualmente allontanando dalle fiere di settore”, vista la possibilità offerta da Internet di “raggiungere più persone in molti più modi rispetto a prima”. Sono né più né meno le parole contenute nel comunicato con il quale la decisione di lasciare il Macworld è stata annunciata, ma comunque non spiegano come mai Jobs abbia deciso di non presenziare. Anzi, trattandosi dell’ultima uscita in un evento che ha fatto la storia di Apple, la sua figura avrebbe senz’altro pesato non poco.
Chi ci rimetterà di più è senz’altro IDG, vale a dire chi organizza il Macworld: le defezioni di Adobe, Belkin, si vocifera Seagate e ora pure di Apple rischiano di cancellare l’autorevolezza della fiera e rischiano di farle fare la stessa fine di altri show . Come il Macworld Tokyo e il Macworld Boston/New York, dissoltisi dopo l’abbandono di Apple. Le cose, comunque, non vanno bene anche per altri eventi organizzati dalla stessa azienda visto che, in queste ore, giunge notizia che E3 (fiera che si tiene in primavera inoltrata, sul tema videogiochi) non se la passi troppo bene, nonostante le dichiarazioni battagliere dei suoi manager.
Quello dei grandi eventi a scadenza fissa potrebbe insomma essere davvero un filone che si sta esaurendo, e la scelta di Apple di puntare su altre forme di comunicazione (ripetendo fino all’ossessione che 3,5 milioni di persone passano ogni giorno nei suoi Store) potrebbe quindi non essere troppo azzardata. Tuttavia, in un momento economico come quello attuale – di ieri la notizia che la Fed ha tagliato a zero il costo del dollaro – la scelta di annunciare in anticipo il ritiro da una manifestazione e l’assenza del suo uomo più rappresentativo potrebbero giocare contro i suoi stessi interessi: il -6 per cento in borsa di queste ore ne è la riprova.
Così facendo, infatti, Apple non chiarisce né al pubblico e tanto meno agli investitori come stiano davvero le cose. Se, come dicono i suoi portavoce, la scelta di non investire grosse risorse nel Macworld fosse legata alla decisione di abbandonarlo, avrebbe potuto semplicemente cancellare il keynote del 6 gennaio invece di mandarci Phil Schiller (l’ultima volta era successo in ben altra situazione). A questo punto, le cose si metteranno male qualunque cosa accadrà nelle due ore di quella mattina: se venisse presentato anche un solo spillo in anteprima, tutti si chiederanno perché non c’è Jobs su quel palco. Se niente di nuovo ci sarà, qualche tegola potrebbe cadere dal mercato azionario che già indica oggi una Mela in sofferenza sul piano delle vendite.
Cinema Display, iMac, Mac Mini, iPhone, Mac OS X 10.6, netbook, tablet: l’elenco delle aspettative dei fan e degli analisti potrebbe dilungarsi per diverse righe, e forse quanto accaduto nelle scorse occasioni con gli addetti ai lavori insoddisfatti dalle novità presentate da Jobs è l’esempio di quanto siano alte le esigenze del mercato. Forse troppo: e in questo caso la decisione di Apple di abbandonare i palcoscenici consolidati e gli appuntamenti fissi risulterebbe ancora sensata, perché potrebbe consentirle di lavorare con calma e annunciare i nuovi prodotti solo quando davvero pronti .
Ma perché non ci sarà Jobs in piedi davanti alla folla del Moscone Center ad arringare e argomentare le scelte di Apple, quelle che fino ad oggi erano in pratica le sue scelte ? Anche questa è una domanda che non trova risposta nelle dichiarazioni di queste ore, ma a cui forse si può dare una risposta proprio grazie a questo vuoto: che Steve sia o meno malato , che la sua salute sia solida o meno , per Apple è fondamentale staccare l’immagine dell’azienda da quella del suo leader. Per evitare che, in qualunque caso, i destini dei due non risultino fatalmente intrecciati: e anche perché, è scontato ma va ribadito, il successo di Apple non è dovuto soltanto alla guida di Jobs.
Tra le doti di Steve Jobs c’è infatti senz’altro la sua capacità (o la sua fortuna) di circondarsi sempre di talenti portentosi : fu il caso di Steve Wozniak, co-fondatore di Apple e colui che creò fisicamente il primo computer con la mela. Ed è oggi il caso del mago dei bilanci Tim Cook, del visionario ed esperto designer John Ive, del responsabile di un marketing vincente come Phil Schiller, solo per citarne alcuni: e chissà quanti altri nomi potrebbero esserci in penombra o celati dietro le quinte che garantiscono la riuscita di tutte o quasi tutte le invenzioni di Cupertino e che, con un Jobs che esce di scena, potrebbero prendersi tutto lo spazio che gli spetta sul palcoscenico principale.
Insomma, che Jobs sia o meno al timone conta relativamente poco per Apple. La sua presenza, la presenza di un capitano d’azienda considerato tra i più importanti e influenti dell’economia globale (non va dimenticato che Jobs siede pure nel consiglio di amministrazione di Disney, ad esempio), è senz’altro importante: ma forse la scelta di eclissarsi è anche legata all’auspicio di affrettare e semplificare la transizione da una Apple Jobs-centrica ad una Apple che viva di vita propria e cammini sulle sue gambe. Di far capire al pubblico che la sopravvivenza degli uffici dell’Infinite Loop 1 non dipende dalla presenza di Steve Jobs.
Nessuno può prevedere oggi, vista la consueta cortina calata immediatamente dopo i comunicati di rito, cosa accadrà nel pomeriggio del 6 gennaio in Italia (le 10 del mattino in California). Punto Informatico sarà a San Francisco per seguire l’evolversi degli eventi, e riporterà in diretta tutto quanto accadrà durante l’ultimo storico keynote di Apple al Macworld assieme alle reazioni del pubblico e degli addetti ai lavori.
Luca Annunziata