Gli investigatori della U.S. Securities and Exchange Commission (SEC), equivalente dell’italiana CONSOB, starebbero indagando sull’operato di Apple negli ultimi sei mesi, quelli in cui il fondatore e CEO Steve Jobs si era ritirato dall’attività per sottoporsi ad un trapianto di fegato.
Ciò che non convince il governo statunitense è la condotta tenuta dalla board di Apple in questi mesi: lo scorso gennaio Jobs aveva detto che si sarebbe preso un periodo di pausa per consentire ai medici di analizzare il suo quadro clinico, senza però dichiarare espressamente in quale malanno fisico fosse incappato.
Secondo Robert Hillman, professore di legge all’Università della California, è da chiarire se Apple abbia deliberatamente taciuto sulla salute di Jobs: “Ogni dichiarazione in merito può essere fuorviante se veritiera solo in parte”.
Alcuni analisti finanziari sostengono che figure come quella di Jobs siano fondamentali per le aziende, perciò il loro stato di salute costituirebbe un dato necessario per gli investitori: “Se uno sta talmente male – sostiene Allah Howich di Schiff Hardin LLP – da finire in cima alla lista dei candidati per ricevere un trapianto è un fatto significativo anche sotto il profilo finanziario”.
Già lo scorso anno la salute di Jobs era balzata al centro dell’ attenzione e nonostante le continue smentite il fondatore di Apple alla fine aveva lasciato temporaneamente il timone dell’azienda a Tim Cook per riprendersi .
Tuttavia proprio sotto la reggenza di Cook è stata lanciata la nuova linea di laptop e desktop made in Cupertino e neanche un mese fa è stato presentato il nuovo iPhone: una serie di operazioni svolte senza Jobs in plancia ma che hanno contribuito ad innalzare il valore delle azioni a forma di mela di circa il 61 per cento nel 2009.
Giorgio Pontico