Torneranno all’attacco, per quei 30 brani scaricati a mezzo P2P dal giovane Joel Tenenbaum. I vertici della Recording Industry Association of America (RIAA) potranno dunque obbligare lo studente di Boston a pagare l’astronomica cifra di 675mila dollari, praticamente 22.500 a canzone .
L’industria statunitense del disco ha così spinto sull’acceleratore al segnale di via libera mostrato da una corte d’appello dello stato del Massachusetts. Ha stabilito che le considerazioni fatte dal giudice Nancy Gertner, che nel luglio 2010 aveva ridimensionato le pretese economiche di RIAA, sarebbero state troppo precipitose. 67.500 dollari invece degli iniziali 675mila, erano stati giudicati da Gertner una punizione più che sufficiente per non incappare in pericolose violazioni dei principi costituzionali.
Ma la corte d’appello di Boston ha ora sottolineato come la stessa Gertner abbia velocizzato eccessivamente le procedure, puntando subito sulla protezione della Costituzione a stelle e strisce.
Ai legali di RIAA sarebbe invece dovuto spettare il meccanismo giurisprudenziale del remittitur , appunto legato alla riduzione di una sanzione in una causa civile. Gli avvocati dell’industria avrebbero così scelto se accettare la nuova cifra o rifiutare e andare avanti . La carta costituzionale entrerebbe in gioco solo nei minuti finali.
A questo punto, le pesanti richieste di RIAA sono tornate in piedi. Joel Tenenbaum dovrebbe pagare 22.500 dollari per ciascuno dei 30 brani scaricati. L’industria dovrà nel caso decidere di accettare o meno la riduzione . Poi si riparlerebbe di costituzionalità. Insomma, un cavillo per prolungare lo scontro a fuoco.
Mauro Vecchio