Si è spento all’età di 100 anni esatti John Goodenough, colui che contribuì in modo decisivo a un’invenzione che avrebbe cambiato radicalmente le vite di tutti noi e le nostre abitudini quotidiane: la batteria agli ioni di litio. Un’intuizione che gli valse, tra le altre cose, l’assegnazione del premio Nobel per la chimica nel 2019, condivisa con i collaboratori Michael Stanley Whittingham e Akira Yoshino.
Si è spento a 100 anni l’inventore delle batterie li-ion: John Goodenough
Nato da genitori americani nel luglio 1922 a Jena, città della Turingia in Germania, è stato meteorologo per l’esercito USA durante la seconda guerra mondiale. Una volta terminati gli studi entrò in contatto, tra gli altri, con il fisico italiano Enrico Fermi.
La dislessia che lo ha accompagnato per tutta la vita non gli ha impedito di affrontare un percorso formativo e professionale che lo ha portato, durante la sua permanenza presso l’Inorganic Chemistry Laboratory dell’università di Oxford, a sviluppare una tecnologia avanzata per immagazzinare l’energia in modo efficiente e sicuro, oggi alla base dei dispositivi che impieghiamo ogni giorno, dagli smartphone ai computer portatili, e che costituisce la base su cui l’ambito automotive sta poggiando la propria evoluzione, in attesa che le unità a stato solido possano rivelarsi sufficientemente affidabili e applicabili in contesti reali. Nel 1979 scoprì che, utilizzando un materiale leggero e ad alta densità come l’ossido di litio cobalto in qualità di catodo, è possibile duplicare la capacità delle batterie agli ioni di litio. L’invenzione si tradusse poi in un successo commerciale in seguito all’intervento di Sony.
Non è tutto. Nel corso della sua permanenza al Lincoln Laboratory del MIT, a cavallo tra gli anni ’50 e ’60, John Bannister Goodenough (questo il suo nome completo) gettò le basi anche per quella che sarebbe poi diventata la RAM, teorizzando e sviluppando memorie magnetiche ad accesso casuale.