Quantum computing: John Martinis lascia il team di Google

John Martinis lascia il quantum computing di Google

Dopo circa sei anni di coinvolgimento, John Martinis rassegna le proprie dimissioni dal team di Google al lavoro sul quantum computing.
John Martinis lascia il quantum computing di Google
Dopo circa sei anni di coinvolgimento, John Martinis rassegna le proprie dimissioni dal team di Google al lavoro sul quantum computing.

Si segnala oggi una defezione importante nel team di Google al lavoro sul quantum computing: come riportato da Wired, John Martinis lascia dopo circa sei anni dal suo coinvolgimento e in seguito a un suo declassamento da dirigente della squadra al ruolo di consulente. Il diretto interessato ha riferito alla stampa d’oltreoceano non senza lasciar trapelare qualche tensione che la scelta è stata maturata in seguito al manifestarsi di visione differente rispetto a quella del numero uno Hartmut Neven.

Poiché il mio obiettivo professionale secondo qualcuno è costruire un computer quantistico, penso che le mie dimissioni siano la migliore delle azioni possibili per tutti.

Google e quantum computing: l’addio di John Martinis

Già insignito nel 2014 del London Prize per il proprio lavoro su qubit e superconduttori, Martinis rimarrà comunque docente della Università della California Santa Barbara, impiego che non ha mai interrotto nemmeno durante la collaborazione con il gruppo di Mountain View.

Sycamore, Google AI Quantum

Martinis è stato citato direttamente in un post firmato dal Sundar Pichai a fine ottobre quando il CEO ha parlato dei risultati raggiunti su questo fronte e in particolare della supremazia quantistica ottenuta con lo sviluppo del processore Sycamore da 54 qubit in grado di eseguire in un lasso di tempo pari a 200 secondi ciò che il più potente dei supercomputer esistenti potrebbe fare in non meno di 10.000 anni.

Google non è certo l’unica realtà attiva in questo ambito con progetti e sperimentazioni anche in stato già avanzato: tra le altre citiamo Intel, D-Wave, Microsoft e IBM.

Fonte: Wired
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Pubblicato il
21 apr 2020
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