Nuovo guaio di natura legale per John McAfee, ma questa volta non c’entrano perizomi indossati al posto delle mascherine né armi da fuoco od omicidi in Belize: le manette sono scattate ai polsi del 75enne mentre si trovava in Spagna come conseguenza di un mandato d’arresto emanato il 15 giugno dal Dipartimento di Giustizia dagli Stati Uniti per evasione fiscale e per questioni legate a un fallimento doloso. Ora rischia l’estradizione e una pena tutt’altro che leggera, fino a cinque anni di reclusione e una multa da 100.000 dollari.
McAfee in manette: evasione e criptovalute
L’imprenditore, tra le altre cose candidatosi alle Presidenziali USA nel 2016 con il Partito Libertario, dovrà rispondere del reato commesso tra il 2014 e il 2018 quando non ha denunciato i profitti generati nonostante i “milioni di entrate derivanti dalla promozione di criptovalute, lavori di consulenza, interventi in pubblico e vendita dei diritti sulla propria vita per un documentario”. Di seguito un estratto in forma tradotta di quanto si legge nel documento.
McAfee avrebbe evitato la propria responsabilità fiscale direzionando il proprio reddito verso conti bancari e account registrati su exchange di criptovalute a nome di altri.
Una giornata più nera di così, nemmeno nella fantasia: nelle stesse ore la Securities and Exchange Commission statunitense ha accusato McAfee di aver alterato sette ICO (Initial Coin Offering) tra il 2017 e il 2018, intervenendo soprattutto attraverso i propri canali social con messaggi mirati, ricevendo in cambio complessivamente 11,6 milioni di dollari per farlo (circa 105.000 dollari per ogni post) e altri 11,5 milioni di dollari in criptovalute. La pratica non è consentita. Non è stato rivelato quali siano gli asset interessati.
Nei guai anche la sua guardia del corpo, Jimmy Watson Jr., che secondo l’accusa avrebbe aiutato John a trasferire e convertire le monete virtuali in denaro.