Jolla ha annunciato il suo tablet: si chiama per il momento solo Jolla Tablet e punta sulle capacità multitasking del suo sistema operativo e sulle garanzie per la privacy degli utenti. Il Jolla Tablet, tuttavia, per arrivare sul mercato ha bisogno dei preordini in arrivo dal crowdfunding lanciato su Indigogo, e fa di People Powered il suo motto.
Con questa insolita (ma non certo inedita) forma di lancio, un prezzo di partenza di 200 dollari (che fuori dal crowdfunding salirà a 250) ed una forte attenzione per la questione della privacy, Jolla spera di conquistare l’attenzione del grande pubblico ritagliandosi uno spazio in un mercato già molto ricco di offerte e che continua ad allargarsi: da ultima Cyanogen ha annunciato la sua partnership con Micromax, per esordire in india con il nuovo Brand per smartphone “Yu” in cui la sua mod Android sarà preinstallata.
A livello tecnico Jolla promette di essere comparabile con gli attuali modelli di punta della concorrenza: SoC quad-core Intel 64-bit da 1.8 Ghz e 2GB di RAM, 32GB di storage espandibili, display da 330ppi, fotocamera frontale da 2MP e posteriore da 5. Tuttavia, se la campagna dovesse avere successo, il tablet arriverebbe nelle mani degli acquirenti solo a partire dal prossimo giugno.
Oltre all’hardware, d’altronde, Jolla pone l’accento su Sailfish, il suo sistema operativo indipendente (ma che trae le sue origini in MeeGo, cui hanno lavorato i suoi sviluppatori arrivati da Nokia) ed open source che garantisce in ogni caso la compatibilità con le app Android oltre ad offrire già diverse app native e che sta sperimentando ormai da un anno sul suo smartphone. Punto di forza del SO, poi, le funzionalità multitasking: Sailfish 2.0, nuova release, promette anche una schermata attraverso cui visualizzare tutte le app attive in quel momento ed una funzione per passare facilmente dall’una all’altra. Jolla garantisce, inoltre, di non avere back door o altre possibilità di accesso sfruttabili da parti terze per spiare gli utenti.
La campagna di crowdfunding di Jolla punta a convincere 2mila persone della bontà del progetto, raggiungendo l’obiettivo di 380mila dollari (al momento è a quota 250mila): l’anno scorso Ubuntu Edge puntava a 32 milioni di dollari ed ha fallito, pur dimostrando che la raccolta fondi può essere un mezzo efficace per questo tipo di progetti.
Claudio Tamburrino