È l’ultimo atto della saga giudiziaria che vede opposte le autorità svedesi al celebre founder di Wikileaks Julian Paul Assange. Accusato di stupro e molestie sessuali, Assange si è ora presentato davanti ai giudici della Corte Suprema in terra britannica. Nel disperato tentativo di capovolgere l’ordine di estradizione per i presunti crimini dell’agosto del 2010.
Nel giorno finale del dibattimento in aula, i legali del founder stanno premendo sull’unico dettaglio che potrebbe di fatto annullare i precedenti gradi di giudizio. L’avvocato Dinah Rose ha infatti ribadito la mancata validità del mandato di cattura diramato a livello europeo dalle autorità svedesi .
In sostanza, coloro che vorrebbero Assange dietro le sbarre non rappresenterebbero un soggetto imparziale per autorizzare il mandato d’arresto . In mancanza di un’ordinanza firmata da un giudice competente, i documenti contro il founder di Wikileaks sarebbero da invalidare.
Destino di Assange a parte, il sito delle soffiate è tornato a far parlare di sé dopo le indiscrezioni sul possibile trasferimento dei server nel Principato di Sealand . Ovvero la micronazione che non è mai stata ufficialmente riconosciuta – come stato sovrano o comunque indipendente – da nessuna nazione del mondo.
A deciderlo sarebbero stati i finanziatori legati alla piattaforma stessa, in procinto di acquistare una nave per spostare i server di Wikileaks al sicuro tra le acque internazionali. Si tratterebbe di una mossa con un obiettivo preciso: sfuggire ad eventuali raid statunitensi , in particolare dopo la possibile estradizione di Assange.
Mauro Vecchio