Sebbene il mondo di Julian Assange sia diventato inevitabilmente circoscritto al piccolo spazio garantito dall’ambasciata dell’Ecuador nel Regno Unito, il fondatore di Wikileaks dimostra di avere progetti ambiziosi per il suo futuro. Intervistato dal quotidiano australiano The Age , il responsabile dei leak che hanno scosso la diplomazia mondiale ha espresso la volontà di candidarsi alle elezioni per il Senato australiano previste per il prossimo anno.
Nei piani di Assange rientrerebbe anche la formazione di un partito politico legato a Wikileaks , convinto che un numero considerevole di personalità australiane sarebbero disposte a candidarsi data l’ammirazione espressa nei confronti della sua attività. Non è ancora chiaro quale sia lo stato che dovrebbe rappresentare in Senato, ma Assange ha spiegato di incontrare i requisiti per candidarsi sia nel Nuovo Galles del Sud sia nello stato di Victoria.
Alla costituzione del partito starebbe pensando il padre biologico di Assange, John Shipton, il quale avrebbe anche provveduto a redigere lo statuto del movimento politico e a sottoporlo alla usuale revisione legale. Secondo le norme previste dalla Commissione Elettorale Australiana, sono necessarie almeno 500 firme da parte di iscritti alle liste elettorali.
Secondo gli osservatori , sebbene la fase di costituzione del partito non dovrebbe incontrare grossi ostacoli, ben più complicato sarebbe il processo che dovrebbe portare alla nomina di Assange nelle liste elettorali australiane. Una serie di ragioni di tipo amministrativo impedirebbero l’iscrizione nei registri elettorali anche se, stando alle regole dettate dal Commonwealth Electoral Act, è sufficiente possedere i requisiti per essere inseriti nelle liste affinché si possa essere eletti.
Tuttavia, la sezione 44 della Costituzione australiana squalifica qualsiasi persona che “è sotto riconoscimento di fedeltà, obbedienza o adesione a un potere straniero, oppure è un soggetto o un cittadino o un titolare di diritti o privilegi di un soggetto o di un cittadino di una potere straniero”. Se l’asilo politico garantito dall’ambasciata dell’Ecuador dovesse ricadere in questa definizione, vi sarebbe l’impossibilità per Assange di rientrare in Australia, e lo stato australiano potrebbe constatare l’ineleggibilità come senatore e, dunque, l’impossibilità della candidatura.
Cristina Sciannamblo