Julian Assange, il fondatore di Wikileaks, è stato arrestato. La rincorsa tra le parti è terminata a Londra tra Landon PI e Hans Cres, presso l’Ambasciata della Repubblica dell’Ecuador, tra le maglie di una trattativa internazionale che ha visto sfumare l’asilo politico e l’ultima garanzia di libertà per Assange. L’isolamento tra le stanze dell’Ambasciata durava ormai da lungo tempo, anche se nel frattempo il controllo di Wikileaks era passato di mano nel momento stesso in cui le certezze per il suo fondatore avevano iniziato a scricchiolare.
La libertà è terminata nel momento stesso in cui il Governo di Quito, guidato dal discusso Lenin Moreno, ha tolto l’asilo politico concesso ormai 7 anni or sono dall’ex-presidente Rafel Correa. Si tratta di una decisione che il Governo dell’Ecuador, stando alle dichiarazioni del Presidente, avrebbe preso per lavarsene le mani: Assange continuerebbe le attività che lo hanno reso ostile a molti paesi in tutto il mondo e la tutela dell’Ecuador rischiava di diventare un problema diplomatico non più gestibile né vantaggioso.
Wikileaks non ha perso tempo a ribaltare le accuse direttamente sulla scrivania di Moreno: lo scandalo INAPapers sarebbe la causa scatenante di un accordo tra Ecuador e Regno Unito, con Assange usato come pedina di scambio.
Ecuador decidió soberanamente retirar el asilo diplomático a Julian Assange por violar reiteradamente convenciones internacionales y protocolo de convivencia. #EcuadorSoberano pic.twitter.com/V02pvvtPY0
— Lenín Moreno (@Lenin) April 11, 2019
La storia di Assange è la storia di un’utopia che ha portato il giornalista-hacker (o qualsiasi altra definizione gli si voglia dare) alle attenzioni di tutto il mondo poiché tramite Wikileaks sono venuti alla luce scandali e notizie destinate altrimenti ad un forzoso oblio. Ben presto il nome di Assange è diventato un caso internazionale che ha polarizzato l’opinione pubblica attorno alla sua figura: chi vedeva una rivoluzione nella sua filosofia, chi ci vedeva soltanto un grave tradimento, chi ancora una pericolosa deriva o un motto di verità.
Nel frattempo Assange era sempre più solo e in fuga, cercando nell’asilo politico un’ancora di salvezza per non doversi trovare al cospetto di inquirenti e istituzioni nemiche. Molti – troppi – segreti sono infatti passati per le mani di Assange; molti – troppi – sono emersi senza filtro, mettendo in difficoltà non poche personalità politiche di tutto il mondo. Ora con quei segreti e con le loro conseguenze Assange dovrà fare i conti, o forse potrà giocarsi ancora qualche carta in quest’ultima trattativa. Le immagini del suo arresto lo mostrano battagliero, ma il suo aspetto ed il lungo isolamento raccontano una storia – umana e personale prima ancora che pubblica – costellata di difficoltà.
Julian Assange è ora nelle mani di Scotland Yard (così come nel 2010, prima del rilascio e della successiva fuga). Non dovrà rispondere delle accuse di molestia sessuale (caso con cui si è tentato di incastrarlo negli anni passati), ma al tempo stesso l’Ecuador avrebbe ottenuto rassicurazioni circa l’impossibilità di una estradizione verso paesi che prevedano la pena di morte. Perché a questo punto ogni ipotesi è valida ed il destino di Assange è scritto tra i nodi della politica internazionale. Nodi dietro i quali Assange troverà non pochi nemici pronti a presentare il conto.