Roma – La faccenda si esaurisce in pochi minuti. Il capo della Suprema Corte, Lord Phillips of Worth Matravers, entra in aula e spiega che la vicenda di Julian Assange pone un problema di Diritto più che di merito, e che secondo i trattati di estradizione in vigore la Svezia non deve provare la sua colpevolezza prima dell’estradizione: quindi il fondatore di Wikileaks dovrà affrontare le accuse di violenza sessuale che lo attendono oltreconfine. A meno che, come paventato all’ultimo minuto dai suoi legali, non subentri una interpretazione diversa dei trattati che potrebbe costringere la Corte a riaprire il caso (un commentatore della BBC cita come precedente il caso di Pinochet).
La decisione dell’alta corte, presa a maggioranza e non all’unanimità (è stato precisato anche in aula), di fatto riconosce la validità della richiesta della Svezia di pretendere l’esecuzione del suo mandato di arresto di un cittadino straniero in terra straniera, secondo i principi e gli accordi di estradizione (citato l’ Extradition Act del 2003). La Suprema Corte ha riconosciuto, con il dissenso palese dei suoi due membri Lady Hale e Lord Mance (su un totale di sette), che a tutti gli effetti il procuratore svedese ha seguito alla lettera le procedure e rispettato le norme del mandato d’arresto europeo (EAW, european arrest warrant ), e pertanto l’ appello di Assange contro la decisione del tribunale precedente viene respinto. Il Guardian riporta ampi stralci delle motivazioni dei giudici. Il testo completo del provvedimento di oggi è disponibile in PDF .
Si conclude così, almeno per ora, la vicenda che ha tenuto l’ex-hacker e leader indiscusso di Wikileaks per mesi sottoposto a carcerazione preventiva e arresti domiciliari (il suo fermo è avvenuto a fine 2010 ). La Corte Suprema ha di fatto sollevato la giustizia britannica del problema, riconoscendo alla Svezia il diritto di perseguire Assange per i crimini di cui è accusato. Si tratta anche questa di una vicenda controversa, che andrà chiarita auspicabilmente nei tribunali svedesi: quello di cui è accusato Assange, che oggi non era in aula, non è uno stupro come viene inteso comunemente, bensì un atto sessuale consenziente con tuttavia dei particolari “non concordati” che rientrano nella sfera degli abusi secondo la legge del paese scandinavo.
Qual che sarà la sentenza svedese, Assange ha ottenuto altre due settimane di proroga prima di venire estradato per tentare di far riaprire ancora una volta il caso sulla base di una interpretazione differente da quella offerta dalla Corte Suprema dei trattati internazionali. Oltre confine lo attende un processo, ma anche il timore che la Svezia possa decidere a sua volta di accondiscendere alle richieste degli Stati Uniti, che secondo Assange da quando è scoppiata la vicenda Bradley Manning (soldato accusato di aver fornito materiale riservato ad Assange per la pubblicazione di Wikileaks) muoiono dalla voglia di scambiare quattro chiacchiere con lui sulla faccenda. L’ultima spiaggia per lui potrebbe essere la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo. ( L.A. )