La Commissione Europea intende agire con forza contro la propaganda terroristica online e per questo motivo chiede alle principali piattaforme di operare in accordo con le autorità europee per una sollecita rimozione dei contenuti. Un giro di vite che si accompagna alla contemporanea approvazione della Direttiva sul copyright ed entrambi gli interventi, benché differenti e afferenti ad ambiti diversi, imprimono un importante giro di vite sulla responsabilizzazione delle piattaforme nei confronti dei contenuti ivi veicolati.
Mariya Gabriel, Commissaria responsabile per l’Economia e la società digitali, presenta la proposta come una risposta alle preoccupazioni dei cittadini europei: “Proponiamo regole specifiche per i contenuti terroristici particolarmente dannosi per la nostra sicurezza e per la nostra fiducia nell’ambiente digitale. Ciò che è illegale offline lo è anche online. L’UE rimane determinata a costruire un’Internet più sicura, incentrata sull’uomo e basata sui nostri valori“.
Terrorismo online: regole e sanzioni
L’idea di fondo è quella per cui le piattaforme debbono essere considerate responsabili dei contenuti che ospitano. Pertanto, qualora contenuti di matrice terroristica non venissero eliminati nel giro di un’ora (e secondo le modalità previste dalla Commissione), potrebbero scattare pesanti sanzioni che l’UE quantifica in un “4% del fatturato complessivo dell’ultimo esercizio”.
Queste le regole che la Commissione Europea propone per stabilire nuovi paletti alle piattaforme:
Intervento entro un’ora
i contenuti terroristici producono i peggiori danni nelle prime ore successive alla pubblicazione online, a causa della velocità con cui si diffondono; perciò la Commissione propone un termine giuridicamente vincolante di un’ora per la rimozione dei contenuti in seguito a un ordine di rimozione emesso dalle autorità nazionali competenti
“Entro un’ora”, ossia “il lasso di tempo decisivo in cui possono essere prodotti i danni più gravi” (Jean-Claude Juncker).
Definizione di “contenuto terroristico”
una chiara definizione dei contenuti terroristici come materiali che incitano o incoraggiano a commettere atti terroristici, promuovono le attività di un gruppo terroristico o forniscono istruzioni tecniche per commettere atti terroristici
Dovere di diligenza
il dovere di diligenza per tutte le piattaforme, onde impedire che siano utilizzate impropriamente per la diffusione dei contenuti terroristici online; in funzione del rischio che le loro piattaforme siano usate per divulgare contenuti terroristici, i prestatori di servizi saranno inoltre tenuti a prendere misure proattive – quali l’uso di nuovi strumenti – per proteggere meglio le piattaforme e gli utenti da tale abuso
Cooperazione
aumento della cooperazione: la proposta istituisce un quadro di cooperazione rafforzata tra prestatori di servizi di hosting, Stati membri ed Europol; per facilitare l’attuazione degli ordini di rimozione e delle segnalazioni, i prestatori di servizi e gli Stati membri saranno tenuti a designare punti di contatto raggiungibili 24 ore su 24 e 7 giorni su 7
Salvaguardie solide
i fornitori di contenuti potranno contare su efficaci meccanismi di reclamo che dovranno essere istituiti da tutti i prestatori di servizi; i contenuti rimossi indebitamente dovranno essere reinseriti appena possibile dal prestatore di servizi; le autorità nazionali dovranno inoltre garantire mezzi di ricorso giurisdizionale efficaci e le piattaforme e i fornitori di contenuti avranno il diritto di impugnare un ordine di rimozione; per le piattaforme che usano strumenti di rilevamento automatico, dovrà essere disposta la sorveglianza e la verifica da parte di esseri umani, per impedire rimozioni erronee
Trasparenza e responsabilità
maggiore trasparenza e responsabilità: la trasparenza e la supervisione saranno garantite da relazioni annuali sulla trasparenza che i prestatori di servizi e gli Stati membri dovranno presentare sul modo in cui fanno fronte ai contenuti terroristici, nonché da relazioni periodiche sulle misure proattive adottate
Sanzioni
sanzioni finanziarie pesanti e deterrenti: gli Stati membri dovranno stabilire sanzioni effettive, proporzionali e dissuasive per il mancato rispetto degli ordini di rimozione dei contenuti terroristici online: un prestatore di servizi che ometta sistematicamente di rispettare tali ordini rischierà sanzioni finanziarie fino al 4% del suo fatturato complessivo dell’ultimo esercizio.
I colossi del Web si trovano ora di fronte al difficile compito di costruire filtri in grado di analizzare i contenuti e servizi di assistenza in grado di gestire le innumerevoli segnalazioni in arrivo (con un margine di intervento estremamente esiguo, nonché con l’obbligo di una gestione umana dei singoli task); al tempo stesso i ritardi con cui alcuni big hanno reagito a talune segnalazioni non lasciano dubbi circa l’eccessiva superficialità con cui il problema è stato affrontato nei mesi scorsi. Di fronte ai pericoli del terrorismo, l’UE ha così voluto agire con risolutezza, chiedendo un impegno estremamente complesso e perpetrando il dubbio principio per cui sia un filtro costruito da un privato a poter decidere cosa sia terrorismo e cosa non lo sia.
Internet è ancora una volta nel mirino, quindi, e si merita la chiosa del Commissario per la Migrazione, gli affari interni e la cittadinanza, Dimitris Avramopoulos:
Non c’è posto nelle nostre società per la propaganda terroristica, che sia diffusa online o con altri mezzi. Abbiamo già fatto molto per eliminare i contenuti terroristici online grazie alla nostra cooperazione volontaria nel Forum dell’UE su Internet. Ma se non vogliamo restare indietro dobbiamo agire in modo più rapido ed efficace – e in tutta l’Unione. Molti dei recenti attentati nell’UE hanno dimostrato come i terroristi usino Internet per diffondere i loro messaggi. Oggi, diciamo “basta” a questo abuso di Internet
Un braccio di ferro più ampio
Può un filtro togliere voce al terrorismo, svuotandone le iniziative ed abbattendone la viralità? Forse. Può un filtro rivelarsi inadeguato allo scopo, eccessivo nella misura e sproporzionato nell’applicazione? Spesso accade. Può una sanzione essere un metodo coercitivo che rivela una inadeguata capacità contrattuale delle istituzioni nei confronti di aziende dalle quali si pretende maggior responsabilità? Può esserlo, ma può anche essere un valido strumento per forzare la mano.
La proposta della Commissione inizia quindi il proprio iter e per le piattaforme online sarà giocoforza necessario aprire un immediato dialogo proattivo con l’UE: in caso contrario si apre la seria possibilità di una nuova minaccia dopo quelle della privacy, dell’antitrust e del copyright.