Nuovo, prevedibile sviluppo nella oramai annosa contesa tra Kaspersky e le autorità americane, con queste ultime impegnate a mettere al bando il software antivirale dell’azienda russa dai sistemi governativi. Ora, ad alcuni mesi dal bando, Kaspersky ha deciso di contrattaccare denunciando il Department of Homeland Security (DHS) per aver danneggiato economicamente il business senza uno straccio di prova a supporto.
Kaspersky si è rivolta a un giudice distrettuale statunitense, accusando il DHS di aver danneggiato la reputazione e gli affari della società moscovita: con l’ultima direttiva dello scorso 19 settembre l’agenzia governativa ha imposto a tutti i dipartimenti federali di identificare tutti i prodotti Kaspersky installati sui PC e di prepararsi a sostituirli con qualcos’altro.
Gli USA hanno accusato la corporation di aver collaborato con le spie russe nel danneggiare i sistemi dell’intelligence americana, un’accusa che Kaspersky ha sempre rigettato. Stando ai risultati di un’indagine interna, il famigerato “furto” di exploit e cyber-armi della NSA – presumibilmente alla base della messa al bando di Kaspersky negli USA – sarebbe il risultato di una opsec particolarmente deficitaria da parte di un ex-collaboratore dell’agenzia.
Il DHS ha messo al bando Kaspersky dai PC governativi senza fornire prove concrete e senza rispettare i principi del giusto processo, dice la corporation moscovita , e anche se il danno economico diretto del bando è marginale – $54.000 di licenze governative, stima l’azienda – ben più gravi sono le conseguenze sul business americano nel suo complesso.
Gli USA sono ovviamente uno dei mercati più importanti per Kaspersky, e l’intervento del governo ha provocato la scomparsa delle scatole degli antivirus “russi” dagli scaffali oltre alle cancellazioni delle licenze da parte dei privati. Il DHS deve ora tornare sui propri passi e dichiarare che la tecnologia Kaspersky non costituisce un rischio per i sistemi federali, dice l’azienda.
Alfonso Maruccia