La contesa tra Kaspersky e le autorità americane non accenna a placarsi e anzi diventa una questione tutta politica, quasi un affare di Stato che coinvolge il Senato americano ma anche le autorità russe. La security enterpise moscovita sta in mezzo, e l’aiuto che ora arriva dal Cremlino potrebbe complicare ulteriormente una faccenda già problematica di suo.
La causa scatenante della ripicca russa, nota da qualche giorno , è l’ipotesi messa nero su bianco di vietare alle agenzie per la Difesa Nazionale statunitense di acquistare e usare le “piattaforme software sviluppate da Kaspersky Lab”; secondo i senatori di Capitol Hill Kaspersky agirebbe sotto l’influenza diretta del governo russo, un’ accusa sempre rigettata dalla corporation che si è persino offerta di dare agli USA la possibilità di analizzare il codice sorgente dei suoi prodotti.
Il nuovo capitolo della vicenda arriva direttamente da Mosca, dove membri del parlamento russo hanno formulato una proposta di legge evidentemente tesa a controbattere al budget dei senatori americani: la legge, da ieri in attesa della firma di Vladimir Putin per la ratifica finale, richiederebbe ai computer venduti nel territorio dell’ Unione Economica Eurasiatica di fare uso esclusivo di software antivirale sviluppato da aziende “autoctone”.
Gli utenti PC di Russia, Bielorussia, Kazakistan e Armenia sarebbero in sostanza obbligati a usare gli antivirus Kaspersky o di altri produttori locali sconosciuti in Occidente, un fatto che per gli esperti rappresenta una mossa squisitamente politica con scarse ricadute commerciali visto che il mercato russo è già in mano per il 95 per cento alle aziende “locali”.
La situazione di Kaspersky negli USA è parecchio diversa, se si prendono in considerazione le esigenze del business , perché per stessa ammissione dei politici americani l’antivirus moscovita è usato da milioni di utenti nel Paese. Chi promuove la messa al bando di Kaspersky ha in ogni caso nuove frecce al proprio arco, grazie alla comparsa di documenti in merito a “certificazioni speciali” che proverebbero il collegamento tra l’intelligence russa e la corporation. È falso, controbatte Kaspersky: “quelle certificazioni sono note al pubblico e rappresentano il risultato finale di un processo di verifica assolutamente trasparente”.
Alfonso Maruccia