Kazaa, musica contro il pedaggio di Apple

Kazaa, musica contro il pedaggio di Apple

La nuova versione a pagamento della storica rete di file sharing sarà a disposizione degli utenti di iPhone, iPad e Android. Ma non ci sarà alcuna applicazione, per evitare di pagare alla Mela il 30 per cento sugli acquisti in-app
La nuova versione a pagamento della storica rete di file sharing sarà a disposizione degli utenti di iPhone, iPad e Android. Ma non ci sarà alcuna applicazione, per evitare di pagare alla Mela il 30 per cento sugli acquisti in-app

L’annuncio è giunto tramite un comunicato stampa diramato dai vertici di Atrinsic, l’agenzia di marketing che nello scorso ottobre aveva rilevato gli asset di Kazaa. La nuova versione a pagamento della storica rete di file sharing sarà a disposizione di milioni di utenti mobile , in primis su iPhone, iPad e dispositivi basati su Android .

I possessori di Melafonino potranno in sostanza pagare una cifra pari a 19,95 dollari al mese per avere accesso on-demand allo streaming di milioni di brani musicali. Senza la necessità di scaricare una specifica applicazione da App Store. Le transazioni potranno allora essere effettuate direttamente su una versione del sito realizzata per gli ambienti iOS e Android .

Ma perché Kazaa ha rinunciato ad un’applicazione per i negozi virtuali di Apple e Google? La risposta è nel meccanismo ormai noto come in-app purchase , annunciato dalla Mela per evitare che i vari editori gestiscano le proprie transazioni autonomamente, sulle proprie piattaforme online.

E i vertici di Atrinsic non sembrano aver alcuna intenzione di pagare una percentuale del 30 per cento all’azienda di Cupertino, conseguente all’entrata in App Store di un’applicazione per Kazaa. Secondo Ray Musci , COO di Atrinsic, il canale distributivo offerto dalla Mela è solo uno tra i tanti possibili .

Una mossa certo ambiziosa, che potrebbe ora portare a due strade opposte per Kazaa. La prima condurrebbe ad una sorta di rivolta da parte di altri player come Rdio, Spotify e MOG – attualmente possono contare su un’ app dedicata – che potrebbero in sostanza imitare la strategia di Atrinsic e dire di no alle richieste di pedaggio di Apple, magari realizzando specifiche versioni per il mobile .

Dall’altra parte c’è invece un percorso più rischioso per l’ex-alfiere del P2P, che potrebbe condurre ad una mancanza cruciale di canali distributivi. Agli utenti potrebbe risultare più ostica la transazione via browser, in particolare rispetto ad altri servizi che – pagando il 30 per cento alla Mela – risulterebbero più semplici, in punta di dita.

Mauro Vecchio

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Pubblicato il
9 mar 2011
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