Roma – Sarebbe un cavillo inaccettabile sostenere che Sharman Network, che distribuisce il celeberrimo software per la condivisione dei file KaZaa , non abbia contatti con i residenti della California, tra i maggiori utilizzatori di quel software. Allo stesso modo non si può ritenere che KaZaa nulla abbia a che vedere con le imprese della produzione cinematografica e musicale, che hanno sede prima di tutto in California. Queste le motivazioni per le quali un giudice distrettuale americano ha deciso nelle scorse ore che Sharman Networks può essere denunciata e trascinata in tribunale nello stato della California, anche se la sua holding si trova nelle indipendenti isole Vanuatu, nel Pacifico.
Sharman aveva sostenuto in questo primo procedimento che la collocazione della propria sede legale e la mancanza di rapporti commerciali con entità o residenti californiani escludevano la possibilità di essere sottoposta ad un procedimento sul territorio della California. Ma il giudice Stephen Wilson la pensa diversamente.
Inutile dire che la scelta di Wilson ha trovato l’applauso delle case cinematografiche che da lungo tempo stanno cercando di mettere a tacere KaZaa, la cui popolarità è oggi alle stelle: si calcola che fino ad oggi quel software per il peer-to-peer sia stato scaricato quasi 150 milioni di volte. Attraverso KaZaa gli utenti – sostengono le case discografiche – scambiano illegalmente milioni di brani musicali tutti i giorni.
A questo punto le associazioni industriali californiane, come gli studios hollywoodiani della MPAA , possono procedere con le loro denunce ed è solo questione di poco tempo prima che Sharman si trovi costretta a difendere in tribunale la liceità di KaZaa.