Otto quotidiani locali e 23 siti Internet, tra cui Google, Facebook e Twitter: sono solo alcuni dei canali di comunicazione finiti nella stretta censoria delle autorità del Kazakistan.
Secondo quanto riportato dalle cronache internazionali, il governo dell’ex repubblica sovietica avrebbe chiesto ad alcuni siti Web di bloccare la pubblicazione di contenuti che supportano la linea dell’opposizione politica . Secondo le informazioni diramate dall’agenzia di informazione russa Interfax, tra gli obiettivi coinvolti figurerebbero anche popolari social network come Facebook, Twitter e LiveJournal oltre che il portale di informazione Respublika .
La conferma del coinvolgimento di Mountain View arriva proprio da uno degli avvocati incaricati della difesa di Respublika, Sergei Utkin: “Google è un imputato. Non so se l’azienda ne sia al corrente o meno, ma figura nel processo e dunque deve esprimere la propria posizione sulla vicenda”. Non sarebbe la prima volta, del resto, in cui si assiste alla presenza di attriti tra BigG e il governo kazako, che non di rado ha suscitato allarmi relativi alla limitazione della libertà di espressione in Rete.
La notizia, però, viene smentita dalle istituzioni coinvolte attraverso l’ intervento di Nurdaulet Suindikov, rappresentante ufficiale del Procuratore Generale, il quale ha negato qualsiasi controversia legale che veda coinvolte Google, Facebook e Twitter. Suindikov, tuttavia, ha ammesso l’esistenza di una disputa legale, nella quale le tre piattaforme sarebbero solo menzionate in relazione ad alcune pagine e blog collegati a fonti di informazione locali come Respublika e Vzglyad.
La prima udienza presso la corte regionale della città di Almaty è fissata per il 27 novembre.
Cristina Sciannamblo