Un nuovo studio pubblicato su The Astrophysical Journal fa lievitare in maniera sensibile il numero di pianeti esterni al Sistema Solare la cui esistenza risulti essere scientificamente provata, un risultato che evidenzia il perdurante successo della missione Kepler e prepara il terreno a un futuro di scoperte che dovrebbero risultare ancora più sorprendenti e interessanti. Per il grande pubblico così come per quello accademico.
Lo studio ha permesso di confermare la legittimità di 1.284 candidati allo status di “esopianeta” già scovati dal telescopio spaziale Kepler, mentre 707 “bersagli” sono risultati essere falsi positivi. Con gli ultimi dati, il numero di esopianeti individuali scoperti dalla comunità scientifica (grazie soprattutto al succitato Kepler) sale a più di 3.200.
Per quanto riguarda il migliaio di esopianeti più recenti identificati grazie alla missione di NASA , circa 550 potrebbero essere mondi rocciosi con una conformazione simile a quella della Terra; di questi 550, inoltre, nove dovrebbero orbitare nella cosiddetta “zona abitabile” presentando quindi le condizioni essenziali – almeno dal punto di vista astronomico – per la nascita e lo sviluppo di vita .
Kepler continua a macinare risultati scientifici da primato nonostante le difficoltà e i guasti all’hardware del telescopio, mettendo a frutto la capacità di osservazione degli oggetti che transitano nello spettro elettromagnetico di una stella alla ricerca di nuovi esopianeti.
Nel 2018, quando a Kepler subentrerà il nuovo James Webb Space Telescope attualmente in via di assemblaggio, NASA e la comunità scientifica avranno a disposizione uno strumento ancora più potente per l’osservazione dei pianeti extrasolari. A quel punto dovrebbe poter essere possibile studiare anche la composizione dell’atmosfera dei singoli pianeti.
Alfonso Maruccia