KGB, vodka e guerra al malware

KGB, vodka e guerra al malware

Combattere l'industria criminale dell'informatica con armi sempre più affilate. Sono i propositi di Eugene Kaspersky, padre del celebre ed omonimo antivirus
Combattere l'industria criminale dell'informatica con armi sempre più affilate. Sono i propositi di Eugene Kaspersky, padre del celebre ed omonimo antivirus

Forse non tutti sanno che il signor Eugene Kaspersky, padre fondatore dell’ omonima software house e del celebre antivirus, una volta lavorava per il KGB : fu proprio allora, quando era un tenente in servizio presso il ministero della Difesa, che il suo computer venne infettato dal virus Cascade . Un evento raro, all’epoca, che suscitò il suo interesse tanto da farlo diventare un “collezionista” del genere.

Eugene Kaspersky Dopo appena due anni, il signor Kaspersky aveva realizzato il suo prima antivirus e nel 1997 era in affari con la moglie (ora ex-moglie) Natalya e alcuni partner USA per la creazione dell’allora antivirus AVP . Un nome che in seguito fu costretto a cedere per questioni legali, ma la cui perdita non ha scalfito la fiducia dei consumatori nei suoi prodotti.

Il Kaspersky che emerge dal profilo tracciato dal Guardian è quello di un uomo ironico e sicuro di sé . Con abbastanza spirito da regalare a tutti una t-shirt che lo ritrae con le fattezze del Che , e allo stesso tempo con un gran voglia di portare un nutrito gruppo di giornalisti in un ristorante di Mosca per una bevuta e una serata in allegria.

Kaspersky si gode la vita, insomma, ma solo quando non si parla del suo lavoro: allora torna serio, e spiega con dovizia di particolari la sua visione del pianeta sicurezza e del mercato che gira attorno al suo business. Un affare di successo la sicurezza informatica, che frutta alla sua azienda ben 135 milioni di euro di guadagno netto ogni anno.

Per Kaspersky, quella che stiamo vivendo è la terza era del malware. Dopo i virus che si diffondevano via floppy negli anni ottanta e novanta, molto spesso prodotto da ragazzi con la fissa per l’informatica, si è passati poi agli internet-worm che dominavano la scena all’inizio del decennio. Da allora, però, le cose sono cambiate: oggi i creatori e gli utilizzatori del malware sono consorziati in una vera e propria industria , dedita allo sfruttamento delle vittime attraverso phishing, scam, spam e ogni altra subdola trovata.

Eppure, sostiene Eugene, le cose vanno meglio di un tempo . “In passato eravamo costretti ad inseguire i cattivoni”, spiega: “Loro studiavano qualcosa e poi a noi toccava trovare il rimedio adatto. Ora invece sono loro che cercano il modo di aggirare la nostra protezione, diciamo che ora lottiamo ad armi pari”. Una lotta comunque difficile, visto che i nuovi coder della mala riescono sempre meglio a mimetizzare le loro creature con tecniche di cifratura sempre più perfezionate.

Nel complesso, Kaspersky prevede un futuro roseo per la sua azienda. Il prossimo obiettivo sarà strappare a McAfee la seconda piazza nella classifica dei più grandi fornitori di antivirus, e poi puntare dritti alla vetta. Per farlo, la sua azienda si concentrerà sui mercati emergenti , uno fra tutti la Cina.

Poi forse l’azienda si quoterà in borsa, magari su un mercato europeo, ma la sede resterà sempre a Mosca: per Kaspersky, i ragazzi che sfornano le università russe sono i più preparati in matematica, informatica e crittografia . L’ideale per garantire a lui e alla sua creatura di continuare l’ascesa verso il successo.

Luca Annunziata

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Pubblicato il
1 feb 2008
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