Negli USA un uomo è stato accusato di aver provocato la morte della propria consorte, oltre che di occultamento delle prove e falsa dichiarazione, avvenuta nel dicembre 2015. Gli inquirenti hanno trovato le prove del fatto che l’uomo avesse inizialmente mentito alle autorità e che fosse invece responsabile del delitto, analizzando i dati del Fitbit che la moglie indossava . Richard Dabate aveva infatti dichiarato alla polizia che quel giorno qualcuno si era introdotto in casa loro, indossando una maschera per non essere riconosciuto e aveva cercato di estorcere del denaro. Quindi lo aveva legato a una sedia e poi aveva sparato a sua moglie Connie.
La polizia di Stato del Connecticut ha utilizzato tutti i dati a disposizione per appurare come si erano svolti realmente i fatti: sistema di allarme, computer, telefoni cellulari, post sui social media e il braccialetto da fitness della vittima, creando una successione di eventi che contraddice le dichiarazioni dell’uomo. Dabate aveva dichiarato alla polizia che la moglie era appena ritornata a casa dopo avere partecipato a una seduta di spinning presso la vicina palestra, quando l’intruso le sparò. Ma il registratore dell’attività fisica che lei utilizzava ha rivelato che aveva camminato a lungo all’interno della casa , per almeno un’ora prima del momento in cui, secondo il marito, sarebbe stata uccisa. Questi dati non coincidono con quelli del sistema di allarme, che era stato attivato artificiosamente dall’uomo per far pensare a una rapina. Sono state raccolte inoltre altre prove che non confermano la versione di Dabate, ma ricostruiscono un’altra verità.
Non è la prima volta che un fitness tracker venga preso in considerazione durante le indagini criminali. Nel 2015 una donna di Lancaster, Pennsylvania, disse di essere stata violentata da un intruso in casa propria. Dichiarò alla polizia che stava dormendo quando era stata svegliata e aveva trovato un uomo nel proprio letto. Ma i dati del Fitbit mostrarono che era sveglia e che aveva camminato per l’intera notte.
Il caso Dabate ricorda inoltre quello avvenuto alla fine del 2016 nello stato dell’Arkansas, dove gli inquirenti hanno richiesto ad Amazon di rivelare le informazioni rilevate dal dispositivo domestico Echo per risolvere un caso di omicidio, ottenendo però un rifiuto da parte del colosso dell’ecommerce. Sebbene il sospettato avesse autorizzato le autorità ad accedere alle registrazioni catturate da Echo.
Restano però alcuni interrogativi su quanto possano essere affidabili i dati raccolti dai dispositivi wearable ai fini delle indagini criminali, ancor più considerando che molti braccialetti smart, Fitbit compreso , tendono a sovrastimare o sottostimare il conteggio dei passi in alcune particolari condizioni d’uso .
Pierluigi Sandonnini