La Corte Suprema della Nuova Zelanda ha stabilito questa settimana che la richiesta di estradizione avanzata dagli Stati Uniti per Kim Dotcom e per i suoi ex colleghi (Matthias Ortmann, Bram van der Kolk e Finn Batato) potrà essere accolta. Tuttavia, l’esito non è scontato: i diretti interessati avranno la facoltà di ricorrere contro la decisione tramite appello.
Il fondatore di Mega (di nuovo) a rischio estradizione
Non esattamente una vittoria per le autorità USA che sono in attesa di poter trasferire nel loro territorio il creatore di Mega fin da quando nell’ormai lontano 2012 la polizia neozelandese ha fatto scattare le manette ai suoi polsi con un raid nella sua villa di Auckland. L’intento è quello di sottoporlo a processo per una molteplicità di capi d’accusa legati alla violazione del copyright. Una delle imputazioni, comunque non valida ai fini dell’estradizione, riguarda il reato di “associazione a delinquere con finalità di riciclaggio”.
Classe 1974, all’anagrafe Kim Schmitz, è fondatore ed ex proprietario delle piattaforme Megaupload, Baboom e Mega. Prima di farsi un nome nell’ambito del file sharing, Kim Dotcom ha subito una condanna per attività illecite legate a furto di dati finanziari, frode e ricettazione. Nel 2014 ha pubblicato l’album musicale “Good Times” (qui sopra il video del singolo “Good Life”). Tre anni più tardi ha fondato l’Internet Party, movimento politico che non è però riuscito a ottenere rappresentanza in occasione delle elezioni successive sciogliendosi poi nel 2018.