Rimandare il confronto con la giustizia neozelandese non è più possibile: posticipato dieci volte, il processo che deciderà dell’estradizione negli Stati Uniti per il fondatore di Megaupload e per i collaboratori Mathias Ortmann, Finn Batato e Bram van der Kolk è stato avviato nelle scorse ore.
The judges on this case can become the champions for billions of Internet users or a handful of US content billionaires. #Hope
– Kim Dotcom (@KimDotcom) 20 Settembre 2015
Sono trascorsi tre anni e dieci mesi dal raid che ha determinato la fine di Megaupload, anni in cui le autorità statunitensi hanno formulato le accuse di associazione a delinquere finalizzata alla gestione di un’attività illegale, riciclaggio di denaro e violazione di proprietà intellettuale, sulla base delle quali da tempo attendono un confronto con Dotcom presso i tribunali della Virginia dove è già stato condannato il tecnico Andrus Nomm. Le autorità statunitensi ritengono che Megaupload abbia generato illegalmente oltre 175 milioni di dollari e abbia rappresentato un danno economico per i detentori dei diritti pari a mezzo miliardo di dollari: gli USA fanno appello alla presunta gravità delle attività portate avanti da Megaupload per ottenere un’estradizione che non si potrebbe basare sulla semplice accusa di violazione del copyright in ambito civile. Il tribunale neozelandese dovrà decidere se sussistono sufficienti elementi perché la giustizia statunitense la richieda.
Dotcom e sodali, dal canto loro, si sono presentati alla prima udienza del processo pronti a dimostrare di non meritare l’estradizione. Non prima, però, di lamentare l’invasività dei sequestri che li hanno colpiti nel corso degli anni, congelando le risorse necessarie ad affrontare opportunamente il caso e a celebrare un giusto processo. Un processo, che, a fronte delle ristrettezze economiche di Dotcom, secondo delle stime del New Zealand Herald sarebbe finora costato alla giustizia della Nuova Zelanda 5,8 milioni di dollari neozelandesi, vale a dire la folle cifra di circa 3,3 milioni di euro.
Entrando nel merito delle accuse che pendono sul capo dei gestori di Megaupload, i legali di Dotcom hanno cominciato a giocare le proprie carte, senza apparente successo: ricordare al tribunale che Megaupload, ai sensi della legge neozelandese, sia da considerare un semplice intermediario per le attività legali e illegali dei propri utenti non può influire su un caso aperto dalle autorità degli States, che dovrà eventualmente essere discusso oltreoceano sulla base del quadro normativo locale.
This case is not just about me. This case is about how much control we allow US corporations and the US government to have over the Internet
– Kim Dotcom (@KimDotcom) 20 Settembre 2015
Non si tratta che delle prime fasi di un confronto che ci si aspetta proseguirà per settimane, nel corso delle quali saranno prese in considerazioni anche le argomentazioni dell’ esperto Lawrence Lessig, che ha depositato presso le autorità neozelandesi un parere legale in cui sostiene che non ci siano prove sufficienti dei reati per giustificare l’estradizione di Dotcom.
Gaia Bottà