Il raid del 2012 contro Kit Dotcom e i server di Megaupload avrebbero dovuto rappresentare la fine della pirateria a mezzo cyber-locker e la conclusione della carriera imprenditoriale dell’imprenditore, e invece oggi i cyber-locker sono più attivi che mai – con contenuti legali e altri molto meno – mentre Dotcom si prende una rivincita alla volta in attesa di sapere se verrà essere estradato negli USA.
Un nuovo “colpo” a favore di Dotcom è in questi giorni arrivato a opera del Tribunale per i Diritti Umani della Nuova Zelanda, che ha condannato il governo del paese per la violazione del Privacy Act dopo aver negato a Dotcom l’accesso alle informazioni che avevano raccolto su di lui.
Il caso nasce da una richiesta formulata da Dotcom nel 2015, e indirizzata a 28 fra ministri e dipartimenti governativi con l’obiettivo di far pubblicare la documentazione che lo riguardava. La richiesta era stata negata, e ora il Tribunale per i Diritti Umani ha sancito l’illegittimità di quel comportamento.
Il governo della Corona ha violato i diritti di Dotcom e dovrà ricompensarlo con una cifra di circa $90.000, ha deciso il Tribunale, ma per il fondatore di Megaupload e Mega questa sentenza rappresenta solo una tappa di un percorso con un “premio” molto più prezioso.
What does the Human Rights Tribunal Judgement mean for my Extradition case?
It is OVER!
By unlawfully withholding information that could have helped my case the former Attorney General of New Zealand has perverted the course of Justice.
– Kim Dotcom (@KimDotcom) 26 marzo 2018
Dotcom ha salutato con entusiasmo la sentenza sottolineando quella che a suo dire c’è stato un intralcio alla giustizia perpetrato dall’Avvocatura Generale della Nuova Zelanda, e in conseguenza di questo ostacolo inopportuno anche il processo di estradizione verso gli USA – un procedimento che si ancora si trascina dal lontano 2012 – non potrà che finire in un nulla di fatto.
Alfonso Maruccia