Saranno gli editori a decidere di permettere al pubblico di lasciarsi intrattenere da una voce che sintetizza un testo digitale senza comprenderne il significato, saranno gli editori a poter far tacere la funzione text to speech di Kindle 2. Amazon ha capitolato: i detentori dei diritti potranno mutilare a proprio piacimento l’ebook reader e i propri testi.
Era stato Paul Aiken, a capo della Authors Guild , ad insorgere contro la funzione text to speech del secondo ebook reader di Amazon, all’indomani della presentazione. A parere di Aiken, la narrazione scandita dal sintetizzatore incluso in Kindle rappresenta una violazione del diritto d’autore : nel momento in cui un lettore accedesse alla funzione text to speech creerebbe una esecuzione dell’opera non autorizzata dal detentore dei diritti. A nulla serve osservare che la voce del sintetizzatore, seppure fluida e comprensibile, non sappia infondere nel testo il calore di un interprete umano: l’esecuzione dell’opera da parte del sintetizzatore, a parere dell’associazione di editori, si schiererebbe in aperta competizione con il mercato degli audiolibri .
Non si tratterebbe certo, aveva inoltre denunciato il presidente dalla Authors Guild, Roy Blount, di mettere Kindle sullo stesso piano della lettura carezzevole della madre che culla il bimbo sfogliando le pagine di un libro di fiabe: Amazon, questa la differenza sostanziale sottolineata da Blount, legge per denaro . Amazon pubblicizza il sintetizzatore coma tratto peculiare del device che dovrebbe rivoluzionare il mercato dei libri digitali: per questo , a differenza di un ordinario sintetizzatore che agisca da interfaccia stratificandosi sopra un qualsiasi testo digitale, la funzione text to speech di Kindle 2 inquieta gli editori. “Kindle 2 può leggere libri ad alta voce – spiegava Blount – e Kindle 2 non sta pagando nessuno per i diritti legati all’audio”. Considerando inoltre che le tecnologie si stanno affinando rapidamente, argomentava Blount chiamando in causa delle tecnologie text to speech di IBM, considerando che esistono sintetizzatori addestrati a colorire la conversione con esitazioni e inflessioni regionali, il mercato degli audiolibri sarebbe sotto scacco.
Amazon, essa stessa attrice del mercato degli audiolibri, è tornata sui propri passi: “La funzione text to speech di Kindle 2 è legale – spiega l’azienda in un comunicato – non si creano delle copie dell’opera, non si creano delle opere derivate, non si dà luogo ad alcuna interpretazione”. Nonostante Amazon ritenga che il sintetizzatore vocale possa instillare nel pubblico la voglia di intrattenersi con un vero e proprio audiolibro , l’azienda ha ceduto all’offensiva della Authors Guild: “Siamo fermamente convinti che molti detentori dei diritti sarebbero più tranquilli se potessero controllare la funzione text to speech”. Per temperare le apprensioni degli editori, su cui fa perno il modello di business di Amazon , l’azienda consentirà a ciascuna casa di vigilare sul proprio testo digitale : potrà scegliere di abilitare la possibilità di convertire il testo in voce, potrà erigere uno steccato che impedisca al pubblico di ascoltare il libro.
Poco importa dunque che gli stessi lettori che animano gli audiolibri non si sentano in alcun modo minacciati dai sintetizzatori. Poco importa che gli stessi esperti di IBM chiamati in causa dal presidente del gruppo di editori sottolineino che i sintetizzatori vocali non possano paragonarsi a lettori umani che “interagiscono col testo e che comprendono ogni parola che leggono”. Sono in molti, oltreoceano, ad attendersi che Kindle possa diventare l’ebook reader per definizione, sono in molti ad osservare che il modello su cui si fonda il mercato di Kindle abbia le potenzialità per fidelizzare il pubblico e avvincerlo in un lock in indissolubile: rischiano di essere i soli editori a decidere di aperture e vincoli, rischiano di essere i soli editori ad avere voce in capitolo per disegnare il tracciato evolutivo degli ebook reader e del mercato che vi orbita intorno.
Gaia Bottà