Basta pellicole, un business comunque in declino, e basta anche a chioschi per la stampa di foto e immagini: un’uscita di scena che sarà più che storica, visto che proprio con la fotografia l’azienda aveva cominciato agni inizi del ‘900. A febbraio c’era già stato l’ addio alle macchine fotografiche . Ma Kodak ha bisogno di milioni di dollari nelle proprie casse per pagare i creditori: le procedure per la bancarotta procedono spedite, e la cessione di interi rami d’azienda diventa una necessità. L’obiettivo del management ora è quello di ridefinire il perimetro aziendale : le attività si concentreranno su prodotti destinati a aziende medio-grandi nel campo soprattutto della stampa.
Servono circa 700 milioni di dollari per tenere testa alla procedura nota come “chapter 11” (fallimento “controllato”) in corso: denaro che Kodak si augurava di ottenere dalla cessione dei suoi brevetti, ma l’incertezza generata dal tutt’altro che lineare processo di messa in vendita degli stessi obbliga a trovare strade alternative per trovare i soldi che occorrono. Verrano ceduti anche rami relativi agli scanner dedicati ai lavori su scala industriale (per esempio utilizzati per la digitalizzazione di grosse moli di documenti da aziende e uffici pubblici) e persino la tecnologia utilizzata nei parchi di divertimento per scattare foto ai turisti a spasso nelle attrazioni.
Il Wall Street Journal evidenzia come nelle cessioni di oggi non figurino le stampanti a getto di inchiostro: il motivo, spiega il quotidiano, è che per entrare nel mercato Kodak ha dovuto sottoscrivere degli accordi brevettuali non trasferibili. Pertanto la divisione, che sarebbe comunque in perdita, non potrà essere ceduta per fare cassa. La situazione di Kodak è davvero complessa: venir fuori dalla bancarotta richiederà molti sacrifici, ma il management si dichiara ottimista . ( L.A. )