Una terra di mezzo online, dove gli utenti possono scaricare musica in maniera gratuita, ma anche sostenere gli artisti attraverso un meno tradizionale modello pay. Si chiama Kroogi ed è una content community fondata in Russia nel 2007 dallo sviluppatore Miro Sarbaev, già al lavoro per Napster e Snocap.
Una comunità in continua espansione, ampliatasi in maniera significativa solo nel novembre del 2008 e ora pronta ad abbandonare le fredde temperature digitali di Mosca. Kroogi ha recentemente annunciato un particolare remix contest per festeggiare la sua espansione in Europa, Stati Uniti e Sud America . Tutti i creativi interessati dovranno in pratica registrarsi alla community , per poi caricare le rispettive versioni (si può scegliere tra vari stili musicali come l’hip-hop e la deep house ) dei nuovi brani di T.A.T.U , duo russo al femminile che ha raggiunto il successo internazionale grazie ad un brano orecchiabile e a qualche effusione da prime pagine scandalistiche.
Il sito di Sarbaev ha quindi invitato i vari musicisti ad iscriversi, a raggiungere la compagnia dei 45mila utenti che hanno già affollato la sua community . Kroogi mira infatti a creare un vasto gruppo di produttori di contenuti, dai musicisti ai fotografi, dai registi agli scrittori. Questi possono in pratica mettere a disposizione dei fan connessi le proprie opere, lasciando nelle loro mani il destino commerciale della loro creatività.
Kroogi fornisce infatti agli artisti i tool giusti per mettersi in mostra, attendendo che i vari netizen decidano quali contenuti sostenere con l’acquisto legato al downloading. Un modello del tipo pay what you want , paga quello che ti pare. Stando a quanto spiega il sito, circa il 20 per cento dei contenuti caricati genera attualmente profitti per i creatori.
Kroogi offrirebbe a musicisti e registi la possibilità di utilizzare la piattaforma come una sorta di sgabuzzino, dove caricare b-side, materiali non utilizzati nei dischi originali o progetti work-in-progress . In modo da guadagnare qualcosa e osservare le reazioni degli utenti allo stesso tempo. E forse per soddisfare sia i paladini del file sharing libero che i seguaci di iTunes e di Amazon.
Mauro Vecchio