I trojan di stato non violano i diritti civili dei cittadini bavaresi: la polizia potrà disseminarli via email, potrà infiltrarsi nelle macchine dei sospetti, potrà perquisire da remoto gli hard disk degli individui. Spetterà alle forze dell’ordine stabilire quali siano i casi di vita o di morte nei quali intervenire.
Dal primo di agosto, conferma Juergen Schmidt di Heise online a Punto Informatico , le forze dell’ordine della Baviera avranno la possibilità di effettuare ricerche online sui computer dei sospetti. Nonostante la Corte Costituzionale federale si sia espressa in materia e abbia descritto la sorveglianza attraverso backdoor statali come una pratica capace di erodere i diritti civili e la spontaneità dei cittadini, un emendamento alle leggi bavaresi promosso in clima pre-elettorale dal partito di maggiornaza CSU ha consegnato alle autorità locali la licenza di spionaggio a mezzo malware , a mezzo di quelli che la stampa ha già definito bayerntrojaner , trojan bavaresi.
Sarà dunque legale distribuire spyware e vigilare sul computer del sospetto, le forze dell’ordine potranno battere a tappeto i dispositivi di archiviazione, modificare e cancellare dati che risiedono sulla macchina del cittadino che “costituisca una urgente minaccia al paese o alla federazione, o alla vita o alla libertà di una persona”. I trojan di stato in Baviera potrebbero non essere semplicemente impugnati come strumenti di computer forensics, ma potrebbero servire anche a prevenire atti che possano attentare alla sicurezza dello stato e dei cittadini. Potrebbe non essere necessario un mandato del giudice per inoculare microspie software, avvertono dall’opposizione: le forze dell’ordine, operando nel dominio dell’immateriale, potrebbero abusare del potere loro conferito.
“La Baviera sarà il primo stato ad offrire le basi legali per le ricerche online” spiega con orgoglio il ministro dell’Interno locale Joachim Herrmann. Le autorità bavaresi, dopo il veto opposto dalla Alta Corte federale di Germania nei confronti delle pratiche di spionaggio a mezzo backdoor accolte dalla leggi del lander del Nord-Reno Westfalia, sono le prime a reintrodurre nel quadro normativo le indagini da remoto.
La Baviera è indiscutibilmente all’avanguardia: le autorità locali, era emerso nei mesi scorsi da documenti pubblicati su Wikileaks, si sono mobilitate per far fronte all’ impossibilità di intercettare le comunicazioni che si scambiano su Skype. “Mostreremo un’altra volta chi è il leader nel campo della sicurezza interna tedesca” annuncia Herrmann.
In Germania da tempo fermenta l’idea di approntare un quadro normativo che permetta alle forze dell’ordine di combattere terrorismi e minacce attraverso il malware di stato, ma la Corte Costituzionale locale ha avvertito le autorità dei rischi che una simile legge possa comportare se introdotta senza alcuna garanzia per il cittadino. La Baviera ha trovato gli appigli per poter regolarizzare i trojan di stato, per offrire agli investigatori quelli che il ministro Herrmann ha descritto come strumenti in grado di tenere il passo coi tempi nella protezione dei cittadini. Checché ne dicano i membri dell’opposizione, checché ne dicano i cittadini, il ministro Herrmann non ha il minimo dubbio che “l’introduzione delle modifiche alla legge non cozzi con la Costituzione bavarese e la Costituzione federale”.
Gaia Bottà