Inizia tutto così:
Siamo 26 informatici, ingegneri software e tecnologi che hanno speso decenni lavorando in questi campi e producendo prodotti innovativi ed efficaci per una quantità di applicazioni nei campi dei database, del software open source, della crittografia e delle applicazioni tecnologiche per la finanza. Oggi vi scriviamo per implorarvi di assumere un approccio critico e scettico nei confronti di quell’industria che definisce i crypto-asset (criptovalute, crypto token o web3) come nuove tecnologie indiscutibilmente valide.
Contro i crypto-asset
La lettera è firmata da 26 personaggi che hanno lavorato per costruire l’informatica come la conosciamo oggi e che non riescono più a contenere la propria avversità nei confronti dell’hype che è venuto a costruirsi attorno al web3 ed al flusso di miliardi che vi gravitano attorno. La lettera è inviata al Congresso ed ai personaggi di spicco della politica USA, con un appello urgente e accorato: resistere alle pressioni dell’industria finanziaria che promette un nuovo sistema privo di rischi per ottenere un quadro regolatorio sufficientemente accomodante.
“We strongly disagree with the narrative“, urla la lettera. Queste tecnologie non rappresentano una innovazione finanziaria positiva e questo perché nulla rende l’innovazione buona di per sé stessa: i digital ledger non sono una novità, quel che ne nasce non è vera innovazione e quel che vogliono rappresentare non è giocoforza cosa buona.
La contestazione non si limita ad una presa di posizione sul fronte finanziario e della sostenibilità, ma puntano pesantemente il dito contro una inefficienza tecnologica che viene invece spacciata per rivoluzione:
Per il suo stesso design, la blockchain è poco adatta a quasi tutti gli scopi per cui è stata pubblicizzata come fonte odierna o potenziale di un beneficio pubblico. Fin dal principio questa tecnologia è stata una soluzione alla ricerca di un suo problema, e ora si è aggrappata a concetti come l’inclusione finanziaria e la trasparenza dei dati per giustificare la propria esistenza, nonostante ci siano ben migliori soluzioni già in uso.
La lettera si chiude chiedendo al Congresso di agire subito a tutela degli investitori dai gravi rischi che i crypto-asset andrebbero a rappresentare. Secondo i firmatari della missiva, insomma, il web3 è semplicemente fumo negli occhi, dal quale non possono che scaturirne pericoli che la crypto-lobby starebbe abilmente celando.
Una lettera dai toni pesanti ed incisivi, insomma, destinata a diventare pane quotidiano per i detrattori delle criptovalute e per quanti ritengono la bolla già ampiamente confermata. Ma c’è tutto un mondo che sostiene esattamente il contrario, che crede nell’efficienza della blockchain e che su questo paradigma ha costruito wallet ed investimenti anche con lauti guadagni. E il guadagno, si sa, è il più forte degli argomenti che si possano esibire.