Mentre dalla Banca d’Italia giungono moniti circa le troppe ICO e la scarsa regolamentazione delle criptovalute, la tecnologia Blockchain entra invece in banca dalla porta principale: quella dell’ABI.
Quella che annuncia l’ Associazione Bancaria Italiana ( pdf ) è una fase esplorativa di test, destinata ad estendersi ad un più ampio numero di istituti nel caso in cui i primi risultati debbano rivelarsi incoraggianti con auspicato. L’esperimento prende il via grazie al lavoro dell’ ABI Lab , il laboratorio tecnologico dell’associazione bancaria: “le banche che partecipano al progetto sono impegnate sull’ applicazione della blockchain ai processi interbancari , con l’obiettivo di conseguire i vantaggi derivanti dalla trasparenza e visibilità delle informazioni, dalla maggiore velocità di esecuzione delle operazioni e dalla possibilità di effettuare verifiche e scambi direttamente sull’applicazione”.
La Blockchain andrebbe a sostituire componenti essenziali dell’attuale dialogo tra i software degli istituti, garantendo i dati e gli scambi tramite protocolli condivisi e trasparenza di esecuzione. Spiega l’ABI nel dettaglio:
L’ambito di applicazione è la spunta interbancaria, che verifica la corrispondenza delle attività che interessano due banche diverse, ad esempio operazioni effettuate fra due clienti di due istituti. Il progetto ha verificato in particolare come l’applicazione di tecnologie Dlt contribuisce a migliorare alcuni aspetti specifici dell’attuale operatività, che possono provocare discrepanze complesse da gestire per le banche. Tra queste, il tempo necessario a identificare transazioni non corrispondenti tra due banche; la mancanza di un processo standardizzato e di un protocollo di comunicazione unico; la limitata visibilità delle transazioni tra le parti.
La scelta dell’ABI Lab è caduta sulla Distributed Ledger Technology “Corda” sviluppata da R3: si tratta di una soluzione del tutto simile al protocollo utilizzato con i Bitcoin, ma con accesso ristretto ai dati in virtù dell’applicazione della DLT a strumenti finanziari (particolarmente delicati, ove la sicurezza viene prima di ogni altro aspetto). La scelta di “Corda” è una scelta particolarmente ponderata, poiché su questa tecnologia occorre far dialogare due ambiti per certi versi antitetici che guardano con sempre maggiore interesse la controparte: il settore bancario, con tutte le sue procedure e i suoi apparati, e la Blockchain, con la sua struttura decentralizzata e la sua portata rivoluzionaria. L’ottimizzazione delle transazioni e la gestione delle stesse tramite smart contract sono il risultato di un lavoro collaborativo che la R3 ha messo in campo ormai da tempo ( se ne parla fin dal 2015 ) per arrivare ad una soluzione consorziale – su cui il mondo bancario e finanziario possano aver messo mano fin dalla prima fase progettuale.
La fase pilota ha preso il via a dicembre e l’attuale sperimentazione mette assieme 14 istituti : Banca Mediolanum, Banca Monte dei Paschi di Siena, Banca Sella, BNL – Gruppo BNP Paribas, Banca Popolare di Sondrio, Banco BPM, CheBanca! – Gruppo Mediobanca, Credito Emiliano, Crédit Agricole, Credito Valtellinese, Iccrea Banca, Intesa Sanpaolo, Nexi Banca, Ubi.
Tutto ciò, che è espressione del fintech, sta rivoluzionando il mondo bancario con sperimentazioni che spaziano dalla digital identity, alla gestione dei bandi di gara, alle piattaforme di donazioni e ai pagamenti internazionali.
L’importanza del momento è data dall’interesse diretto dell’ABI, dal coinvolgimento di nomi di grande importanza nel mondo bancario italiano e dal tipo di impegno che l’ABI Lab sta infondendo in questa sperimentazione. La prospettiva non è soltanto quella di “assaggiare” la Blockchain, ma quella di valutarne i singoli dettagli in vista di una più ampia riscrittura dei processi di dialogo interbancario. Laddove nelle criptovalute viene ravvisato un pericolo, nella Blockchain viene intravista un’opportunità.