Da frutto proibito nato assieme alla criptomoneta Bitcoin, negli ultimi mesi (e anni) la blockchain si è trasformata in un asset tecnologico particolarmente promettente per la quasi totalità dei business fortemente dipendenti dall’hi-tech. Almeno sulla carta , perché stando a quanto sostiene Gartner di blockchain molti parlano ma pochissimi la utilizzano in concreto.
La società di analisi ha interpellato 293 Chief Information Officer (CIO) leader nel settore tecnologico, scoprendo che solo l’1% ha già implementato una rete distribuita (con verifica crittografica delle transazioni) basata sul concetto di blockchain; magra anche la percentuale di chi intende sperimentare la tecnologia sul breve periodo (8%).
Un terzo dei CIO intervistati non ha manifestato alcun interesse per la blockchain, dice ancora Gartner, mentre nel 43% dei casi non c’è alcun piano ma la tecnologia è “sul radar” dei possibili investimenti futuri. Un risultato questo che non sorprende, vista l’onnipresenza della blockchain negli annunci e nelle discussioni tecnologiche dell’ultimo periodo.
Non bastasse l’ eccesso di hype immotivato , la diffusione su larga scala della blockchain è altresì frenata dalla scarsità di sviluppatori dotati delle abilità giuste: la tecnologia richiede competenze “a livello fondamentale” di sicurezza, norme legali, finanza e scambi monetari, governance decentralizzata e altro ancora.
Molte aziende si sentono infine minacciate da una tecnologia nata per essere distribuita e decentralizzata, paventando il rischio di non poter più operare secondo le strutture tradizionali con tutte le conseguenze che la cosa può avere sulla gestione degli affari.
Anche se alcune industrie (telecomunicazioni, finanza, assicurazioni) dimostrano di voler accogliere il nuovo paradigma a braccia aperte, concede Gartner, l’interesse iniziale dimostrato dal mondo tecnologico verso la blockchain potrebbe presto tramutarsi in un nulla di fatto.