Sofia – Si ricercano urgentemente programmatori specializzati. Ma anche sistemisti e ingegneri, manager e operatori di call center. A poco servono gli stipendi in crescita vertiginosa sospinti dalle esternalizzazioni delle aziende occidentali, segnala Business Week : alla Bulgaria manca la materia prima, manca la forza lavoro .
Nel corso del 2006, lo stipendio medio mensile per un lavoratore bulgaro era di circa 150 Euro al mese. Comprensibile l’attenzione riposta in questo mercato del lavoro dalle grandi multinazionali, da Dell a HP, da Nokia a SAP, che si sono precipitate nell’Est europeo per investire in un mercato da gratificare con remunerazioni superiori alla media locale, ma decisamente inferiori a quelle corrisposte ai lavoratori occidentali.
Lo conferma il recente rapporto Global Services Location Index 2007 stilato da AT Kearney : la Bulgaria, fra i Paesi emergenti, si colloca al nono posto per appetibilità di outsourcing e delocalizzazioni, grazie ad un mercato strategicamente e culturalmente vicino ai paesi occidentali e perché dotata di un sistema educativo altamente qualificato. La Bulgaria vanta un’istruzione multilingua, nonché una tradizione di specializzazione nell’ambito IT: negli anni 80 era il principale fornitore di tecnologia per il blocco sovietico.
Il riversarsi di investimenti esteri provenienti dalle multinazionali sembra essere stato frutto di una previsione però eccessivamente ottimista , che ha innescato una dinamica paradossale, almeno a breve termine. Sembra stia avvenendo, su scala ridotta, quel che si sta configurando in India : un boom di proporzioni inattese, che le dimensioni della forza lavoro locale non sono in grado di sostenere.
È così che aziende straniere popolano le maggiori città bulgare, alla ricerca di personale specializzato, che sembra non bastare per soddisfare la domanda. Si gioca al rialzo per quanto riguarda le promesse di stipendio, per accaparrarsi la sparuta forza lavoro qualificata bulgara.
Nel frattempo, le piccole aziende locali sono costrette a loro volta a trasferire le loro sedi presso località meno inflazionate e meno competitive, per garantire ai lavoratori stipendi appetibili, se proporzionati al costo della vita in zone non urbane.
Ma la competizione per reclutare la forza lavoro non si verifica esclusivamente all’interno del paese. Con l’ingresso della Bulgaria nell’Unione Europea si prospetta un innalzamento del costo della vita, e, al contempo, è stata resa più facile la circolazione delle persone.
Sono 56mila, rivela il giornale locale SofiaEcho , gli studenti che si rivolgono ad istituti scolastici esteri, per ottenere un’ istruzione più qualificata rispetto a quella bulgara, tanto decantata quanto sopravvalutata. Oltre 50mila studenti che potrebbero aggiungersi ai lavoratori già emigrati, lasciando definitivamente il paese natio, una volta terminato il percorso di studi e una volta reclutati da aziende che possano offrire loro stipendi decisamente più consistenti, anche se rapportati ad un costo della vita altrettanto più consistente.
Quella che veniva vista come una fucina di giovani esperti IT forgiati da un sistema scolastico rigido e solido, pronta a far esplodere un mercato profittevole, sembra rivelarsi una miccia ancora da innescare. Questa situazione è stata messa in luce anche da Sasha Bezuhanova, a capo di HP in Bulgaria e vice presidentessa della confederazione che raccoglie imprenditori ed industriali bulgari ( CEIBG ). A suo dire, l’istruzione nei paesi dell’Est europeo necessita di investimenti statali, affinché possa garantire una formazione aggiornata e non “mimetica” rispetto alle università occidentali, perché possa garantire una preparazione completa, che non spinga i giovani a rivolgersi all’estero. HP, a tale proposito, rivela Bezuhanova, sta investendo proprio nelle università bulgare affinché possano formare giovani lavoratori da reclutare.
È il momento di fuggire in Bulgaria, per i professionisti dell’IT italiani, prima che la manodopera locale venga attrezzata delle competenze necessarie? Possibile, in un prossimo futuro, che i professionisti bulgari formati di fresco dalle multinazionali ambiscano a stipendi di cui invece il mercato del lavoro occidentale si lamenta?
Gaia Bottà