Barack Obama vuol dominare Internet, assoggettando la rete delle reti ai suoi voleri dietro il falso paravento di eventuali situazioni di “emergenza”. O perlomeno questa è l’interpretazione più chiacchierata sugli Intertubi riguardo la proposta di legge S. 773 , presentata dal senatore democratico John Davidson “Jay” Rockefeller IV (pronipote del noto magnate del petrolio) con lo scopo di circostanziare con maggior precisione i poteri di controllo del presidente degli Stati Uniti in casi di emergenza nazionale.
A una lettura meno superficiale di quello che propone il testo, però, questa presunta volontà “dittatoriale” del primo presidente nero degli Stati Uniti sfuma nel ben più modesto ambito dei tradizionali poteri di controllo assegnati dalla Carta Costituzionale nordamericana allargati a scenari di cyber-sicurezza e comunicazioni telematiche.
Da tempo negli States si discute di cyber-security, cyber-zar e infrastrutture vitali interconnesse, sempre più bersagliate da potenze straniere e soggetti non facilmente identificabili al punto da evocare scenari inusuali da Manhattan Project informatico . La proposta Rockefeller è la versione aggiornata di un’altra legge presentata la scorsa primavera, e tra le altre cose consegna a Mr.President il potere di dichiarare lo “stato di emergenza telematico” in relazione a reti private non governative, e prevede l’istituzione di certificazioni federali (magari obbligatorie) da assegnare a cyber-professionisti impiegati in taluni, importanti gangli del network privato.
In ogni caso non sembra si parli di tecno-controllo ubiquo della rete delle reti (nata americana, poi cresciuta mondiale), e le reazioni delle parti informate sui fatti vanno dalla dichiarata impossibilità a rispondere su proposte ancora vaghe della Internet Security Alliance alla moderata preoccupazione dello staff di Electronic Frontier Foundation riguardo le possibili implicazioni della legge sulla privacy delle persone.
In una nazione tradizionalmente de-statalizzata come gli States, dice l’avvocato di EFF Lee Tien, basta evocare l’idea che il governo federale ficchi il naso negli affari privati per generare quasi istantaneamente brusio e reazioni scomposte accanto ai dubbi legittimi sull’argomento. Più che una improbabile “dittatura Obama” su Internet, insomma, la questione centrale sarebbero le già denunciate mancanze del governo di Washington nel gestire le problematiche della cyber-sicurezza , e la possibilità che un sistema di controllo centralizzato delle comunicazioni applicabile a ogni rete privata “sensibile” in casi di emergenza nazionale (terremoti, tornado e quant’altro) risulti correttamente definito e realmente efficace rispetto allo scopo che si prefigge.
Jena Longo, vice-direttore delle comunicazioni per la commissione sul commercio del Senato, rincara la dose ricordando che “il presidente degli Stati Uniti ha sempre avuto l’autorità costituzionale, e il dovere, di proteggere i cittadini statunitensi e dirigere la reazione nazionale a qualsiasi emergenza che minacci la sicurezza e degli USA”. La discussa proposta S. 773 non farebbe altro che “rendere chiaro come l’autorità del presidente si estenda alla messa in sicurezza della nostra cyber-infrastruttura nazionale dagli attacchi” o dai disastri naturali.
Alfonso Maruccia