In un comunicato stampa diffuso ieri da AESVI, Associazione Editori Software Videoludico Italiana , si apprende che la terza sezione penale della Corte Suprema di Cassazione ha annullato con rinvio la sentenza emessa lo scorso gennaio dal Tribunale del Riesame di Firenze, sentenza che – in estrema sintesi – affermava come l’elusione delle tecnologie di protezione impiegate sulle console da gioco non costituisca reato.
AESVI non esita a descrivere la decisione della Cassazione come una vittoria per l’intera industria dei videogiochi , concludendo che “si tratta di una conferma importante circa l’illiceità penale del comportamento di coloro che svolgono commercialmente attività di elusione di misure tecniche di protezione”. AESVI sostiene che questa decisione non faccia altro che confermare quanto sentenziato lo scorso 25 maggio 2007 dalla stessa Cassazione , che annullò il giudizio d’appello emesso in precedenza dal Tribunale del Riesame di Bolzano.
Giungere a delle conclusioni è però ancora prematuro visto che, come ammesso della stessa AESVI, bisognerà attendere che la Cassazione renda pubbliche le motivazioni alla base del suo provvedimento per comprenderne l’effettiva portata. Come giudice di legittimità, il cui compito è verificare che sia stata applicata correttamente la legge e che il processo nei gradi precedenti si sia svolto secondo le regole, la Cassazione può annullare la sentenza di un tribunale di grado inferiore anche per un semplice vizio di forma o altra irregolarità processuale.
“Visto il dispositivo del provvedimento della Suprema Corte, attendiamo con fiducia il deposito delle motivazioni, nelle quali riteniamo verrà ribadito con forza il principio per cui le attività commerciali relative alla modifica di console oppure alla elusione delle misure tecniche di protezione poste sui videogiochi costituisce reato” ha commentato Gaetano Ruvolo, presidente di AESVI. “A parte l’impatto sul caso specifico, il provvedimento della Cassazione consente di dare visibilità e censurare il gravissimo problema della pirateria che colpisce in modo sempre maggiore il mercato dei videogiochi e che viene erroneamente considerato come un comportamento accettabile e privo di conseguenze legali”.
A tal proposito va ricordato che sebbene – come dice AESVI – la Cassazione possa “ribadire con forza un principio”, le sue pronunce “non sono vincolanti che per il giudizio cui si riferiscono” (citazione da Wikipedia ). È pur vero, tuttavia, che generalmente le decisioni della Corte Suprema – specie quando si riferiscono a casi emblematici – fanno giurisprudenza.
Nell’ambito delle modifiche alle console da gioco, e dei modchip in particolare, in Italia vigono oggi due interpretazioni giurisprudenziali contrapposte . Una sostiene che le modifiche hardware o software alle console abbiano principalmente lo scopo – come recita l’ordinanza del 31 dicembre 2003 emessa dal Tribunale del Riesame di Bolzano (riportata sopra) – di “eliminare gli ostacoli monopolistici per meglio utilizzare la playstation”. Vale a dire, la funzione primaria e prevalente dei mopdchip non è quella di aggirare le protezioni e di consentire l’uso delle copie pirata, bensì quella di far girare legittime copie di sicurezza (backup) del software, di leggere supporti e formati diversi da quelli originariamente previsti dal produttore e, in generale, di sfruttare appieno le potenzialità di un prodotto regolarmente acquistato.
Per contro, c’è chi sostiene che qualsiasi modifica volta a bypassare le protezioni anticopia dei produttori di console e di videogiochi costituisca in sé e per sé una violazione del diritto d’autore e, in particolare, dell’ articolo di legge 171-ter , il quale recita: “(È punito chiunque) fabbrica, importa, distribuisce, vende, noleggia, cede a qualsiasi titolo, pubblicizza per la vendita o il noleggio, o detiene per scopi commerciali, attrezzature, prodotti o componenti ovvero presta servizi che abbiano la prevalente finalità o l’uso commerciale di eludere efficaci misure tecnologiche di cui all’articolo 102quater ovvero siano principalmente progettati, prodotti, adattati o realizzati con la finalità di rendere possibile o facilitare l’elusione di predette misure”.
L’ultima decisione della Cassazione potrebbe contribuire a far pendere l’ago della bilancia verso questa interpretazione , lasciando poco o nessun margine di difesa ai modder di console e a chi commercializza modchip o dispositivi similari.
Alessandro Del Rosso