Di primo acchito sembra quasi un piede vero : iWalk, prodotto realizzato da una azienda del piccolo stato di Rhode Island , si basa sul lavoro del laboratorio di biomeccanica elettronica del Massachusetts Institute of Technology e su una caviglia artificiale: promette grandi cose per le vittime di amputazioni della parte inferiore delle gambe.
A condurre la ricerca c’è il professor Hugh Herr, vittima lui stesso dell’amputazione bilaterale della porzione più bassa degli arti inferiori a soli 17 anni, a causa di un incidente.
La nuova protesi incorpora una sorgente d’energia compatta e un complesso sistema di molle che cercano di imitare al meglio i movimenti dell’articolazione originaria: il risultato è una migliore spinta durante il movimento e un comfort molto aumentato per chi fosse costretto a ricorrere al surrogato bionico. Il dispositivo è infatti in grado di generare una certa quantità di movimento a partire dal proprio meccanismo, alleggerendo di molto la fatica dell’utilizzatore, che con le protesi tradizionali può superare di oltre il 30% lo sforzo necessario a muovere una gamba sana.
Una meccanismo elettronico interno rileva inoltre le caratteristiche del terreno, la velocità di movimento e la posizione del corpo per modificare la quantità di energia necessaria. “Credo sia questo il futuro delle protesi ” ha detto Steven Gard a New Scientist Tech , ingegnere esperto di biomedica della Northwestern University .
Garth Stewart, giovane soldato USA ferito gravemente in Iraq, ha perso la gamba sinistra. Gli è stata offerta la possibilità di provare un prototipo di iWalk, e si dimostra assolutamente entusiasta: “Una volta che ti sei abituato, sembra di riavere la tua gamba di nuovo”. Altri sette pazienti hanno testato la protesi, e pare che offra una sensazione simile a quella di camminare sui tappeti mobili che si trovano in molti aeroporti. La protesi dovrebbe essere in vendita entro l’estate 2008.
Luca Annunziata